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Elena Convertini: «Le donne in politica a Martina antepongono il noi all’io»

di Redazione

12/08/2016 Società

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 Elena Convertini: «Le donne in politica a Martina antepongono il noi all’io»

Elena Convertini, già consigliera di Sinistra Ecologia e Libertà nel disciolto Consiglio comunale, dopo un’offesa grossolana ricevuta dalla Presidente della Camera, Laura Boldrini, dal leader della Lega, Matteo Salvini, ha scritto su Facebook un post dal titolo I Salvini di casa nostra. Eccone il passaggio essenziale: «Ricordo diversi episodi in consiglio comunale, ovviamente sfuggiti alle registrazioni perché questi commenti venivano fatti fuori microfono, ma non mi scorderò mai di un consigliere di opposizione che fu così schifosamente sessista e scostumato da dirmi (mentre intervenivo sul bilancio): “Mè statt ctt, e va lev i robb a cas’t!” (dai stai zitta, e vai lavare i panni a casa)».

Nel tuo post sei partita da uno sgradevole episodio della contesa politica nazionale per riferirti al microcosmo locale. Che cosa significa?

«Che una certa odiosa tendenza maschilista pervade tutti i livelli della vita politica, e aggiungerei lavorativa e sociale in genere. E che il maschilismo solletica gli umori intimi di tante persone, uomini e donne. Perché non è affatto una prerogativa solo maschile. Tant'è che, nel citato episodio, mi sarei aspettata una levata di scudi da parte dei colleghi consiglieri che di fatto non è avvenuta. La battutina è stata tollerata e non mi meraviglierei se più di qualcuno dei presenti si sia ritrovato a fare un sorrisino nel sentirla. Donne comprese, purtroppo».

Nella scorsa Amministrazione comunale e nel Consiglio c'è stata, per la prima volta, un’ampia presenza femminile. Con quali effetti e quali conseguenze?

«Certamente uno svolgimento dei consigli comunali meno litigioso, meno violento verbalmente, più attento anche alla forma. Credo che le donne siano riuscite a dimostrare una maggiore capacità di anteporre il noi all'io, di condurre le istituzioni con rispetto e serietà, una maggiore preparazione e un più attento studio dei provvedimenti. Mi sembra che le donne in genere abbiano una minore propensione a giocarsi partite personalistiche. Invece di condurre battaglie per le poltrone, fanno un passo indietro per il bene comune. Per ben due volte il mio nome è stato sul tavolo del sindaco per un assessorato e per due volte ho anteposto la tenuta della coalizione ricevendo anche la critica di essere “troppo leale e troppo responsabile”. Credo che, tendenzialmente, le donne che hanno sostenuto l’Amministrazione comunale si siano sacrificate molto».

Ci sono stati spesso, nel disciolto Consiglio comunale, episodi d'intolleranza e di denigrazione verso le donne o, meglio, l'identità femminile?

«Era evidente che l'attenzione calava quando era una donna a prendere la parola. Solo perché, forse, non facevamo spettacolo e parlavamo con toni limpidi e corretti. Non sbraitavamo, non facevamo battutine, entravamo sempre e solo nel merito dei provvedimenti. E a più di qualcuno non interessava affatto il merito dei provvedimenti. Le telecamere, se da un lato hanno reso trasparente i lavori del Consiglio,

dall'altro hanno incentivato certi personaggi a teatralizzare la discussione. Per arginare questi atteggiamenti, mi sarei aspettata una conduzione dei lavori un po' più ferma da parte del presidente, Donato Bufano. Fermezza che ho sempre riscontrato nella conduzione della vice presidente, Arianna Marseglia, una delle migliori consigliere comunali: sempre preparata, seria, competente».

Credi che a Martina l'immagine delle donne in politica corrisponda al loro effettivo operato e valore?

«No: è assolutamente sottodimensionato. E per contro, è assolutamente sovradimensionata l'immagine di alcuni uomini. Politicamente inconsistenti, ma con una popolarità sproporzionata. D'altronde è la vita in genere che è così: chi ha polvere, spara. Non tendo a ingrugnirmi per questo. So che ci vorrà solo maggiore impegno da parte mia. E ciò non mi scoraggia».

Come si concilia la politica con il lavoro e la famiglia?

«Si concilia se si vuole e se si ha l'appoggio sincero di un marito in grado di capire e di far fronte alle problematiche che ne derivano. Un uomo con famiglia ha bisogno di una donna paziente al suo fianco. Una donna con famiglia, ha bisogno di un compagno, di una mamma e di una suocera pazienti. O di un reddito tale da potersi permettere un aiuto esterno. Diciamo che, per le donne con figli che intendano fare politica, i pianeti devono essere ben allineati. Serve tanta forza di volontà: essere fermamente convinte che si sta facendo la cosa giusta. E senza lasciarsi tormentare dal ricatto affettivo».

Cosa ti aspetti in futuro per quanto riguarda, appunto, le donne in politica a Martina?

«Non mi aspetto più di quanto sia giusto aspettarsi: se siamo stabilmente la metà della popolazione mondiale, mi aspetto che saremo stabilmente la metà della popolazione politica. C'è tanta qualità nelle donne e negli uomini. Le persone di qualità devono avere il coraggio di metterci la faccia, proporsi. Le persone devono riprendersi i processi democratici. Non devono solo scegliere i candidati migliori: devono allargare la platea dei partecipanti. Se si allarga la base in cui scegliere i propri rappresentanti, inevitabilmente emergerà gente migliore, uomo o donna che sia».

La città è matura per un sindaco donna?

«No».

Perché?

«Il lavoro da fare, secondo me, è abissale. Sono convinta che ci siano delle donne che potrebbero fare il sindaaco, ma anche che i martinesi non siano ancora pronti. Non ci scoraggiamo certo per un po’ d’impegno in più. Ritengo però che sia più fattibile ottenere dodici consigliere e quattro assessori donna piuttosto che un sindaco donna».

P.s. Abbiamo chiesto a Giuseppe Gaetano Marangi, cultore della storia e delle tradizioni della civiltà martinese nonché autore del fondamentale studio La parlata dei martinesi e altri ricordi, Nuova Editrice Apulia, l'esatta grafia della frase in vernacolo trascritta su Facebook da Elena Convertini e da noi riportata testualmente. La sua risposta è stata: «“Mè' (troncatura di: mènę) stattę cęttę e va' (troncatura di: vàję) a lèvę lę robbę a castę”. Su questo mezzo mi mancano le E capovolte o sottolineate con trattino (E mute), quindi uso la Ę con piccola dieresi posta sotto». 

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