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Direttore Pietro Andrea Annicelli

Dove va il Partito Democratico

di Redazione

24/09/2016 Politica

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Dove va il Partito Democratico

Il 2 ottobre, relatore Teo Pizzigallo, professore all'Università Federico II di Napoli in Storia delle relazioni internazionali, la scuola di formazione politica La modernità e le sue conseguenze giungerà al terzo dei suoi sei appuntamenti. Voluta dal segretario Vincenzo Angelini, ideata e organizzata da Luciano Violante, rappresenta un avvenimento unico nella storia, non soltanto recente, d’una politica martinese da tempo ridotta in larga parte all’improvvisazione e all’autopromozione. Qualifica il Partito Democratico come forza di governo che si assume l’onere di formare chi vuol fare politica. Soprattutto, indica il cambiamento di prospettiva che la segreteria di Angelini vuole dare a un partito nato con grandi speranze, presto ridotto a gruppo chiuso, rilanciato dai tre anni dell’Amministrazione Ancona nonostante proprio da una sua faida congressuale siano scaturiti i presupposti per lo scioglimento del Consiglio comunale.

Il compito di Angelini non è facile. La sensazione è che egli abbia ben chiaro il ruolo che il Pd può assumere in una città che, per la sua storia e, per certi versi, per la sua antropologia culturale, è stata governata dalla Democrazia Cristiana come partito unico di maggioranza assoluta fino al 1987, e che necessita quindi d’un partito di riferimento. Il segretario è però anche consapevole della carenza d’una precisa identità politica della quale il Pd ha spesso sofferto. Il corso di formazione rappresenta un’opportunità non soltanto per dimostrare la capacità del circolo di Martina d’essere riferimento per gli altri circoli della provincia e del territorio, ma anche per acquisire competenze e selezionare potenziali candidati consiglieri affidabili.

Un grosso problema per Angelini è la caduta dell’Amministrazione Ancona. Oltre alla mancanza improvvisa d’un riferimento consolidato a Palazzo Ducale, questo avvenimento alimenta con largo anticipo le aspettative del totosindaco. Fosse per Angelini, probabilmente riconfermerebbe alle prossime comunali Franco Ancona e almeno gli assessori uscenti del suo partito. Non per conservatorismo, ma perché sarebbe difficile trovare interpreti diversi, pronti e altrettanto qualificati per riprendere il filo interrotto di un’attività amministrativa imperfetta, ma indubbiamente di alto profilo dopo anni di confusione. A meno che …

L’interrogativo riguarda, come sempre dalla nascita del Pd, quello che farà Donato Pentassuglia. Questa volta, però, non dipende da lui, ma da come si evolverà il percorso dell’Amministrazione Emiliano rispetto ai cambiamenti nella politica nazionale. Se si verificassero accelerazioni tali da poterne determinare la caduta, evento attualmente molto improbabile ma da non escludere a priori, Penta potrebbe riciclarsi come candidato sindaco. Sarebbe forse l’unico sulla piazza a essere qualificato quanto Ancona anche nella conoscenza dell’attività amministrativa svolta. È però un’ipotesi remota, legata a fattori allo stato imprevedibili ed estranei alle vicende cittadine. In definitiva, alquanto ipotetico.

Ben più concreta è la questione delle alleanze. Angelini, nell’intervista di agosto a Cronache Martinesi, ha parlato di Centrosinistra e di conferma del patto generazionale. La fluidità dello scenario politico rende però arduo distinguere gli interlocutori, soprattutto finché non si capirà quale fisionomia assumerà il partito e lo schieramento che avranno Stefano Parisi come leader nazionale. Era scontato che una parte dei pentassugliani riprendesse, come sta avvenendo, il disegno che era nelle loro intenzioni nel 2012 e che ha a lungo aleggiato come ipotesi di ribaltone per l’Amministrazione Ancona, fino a giocare un ruolo nel suo scioglimento. Si tratta dell’alleanza del Pd non tanto con l’Udc, ma con il gruppo di ex di Forza Italia che l’ha egemonizzata alla vigilia delle comunali di quattro anni fa: quello di Michele Muschio Schiavone.

Chi sostiene questo disegno, argomenta che l’Udc è parte integrante dell’Amministrazione Emiliano, per cui è opportuno riproporre quell’alleanza anche a Martina. Chi lo avversa, replica che Muschio Schiavone e i suoi compagni di partito, oltre ad aver partecipato a sciogliere il Consiglio comunale mandando a casa l’Amministrazione Ancona, sono stati protagonisti, in Forza Italia, delle politiche fallimentari del vecchio Centrodestra sconfitto quattro anni fa. Un’alleanza a tutti gli effetti sarebbe altra cosa dall’accordo di programma al ballottaggio del 1998 tra il Centrosinistra e la parte politica di Marcello Cantore che portò all’elezione a sindaco di Bruno Semeraro. Il riciclaggio di Muschio Schiavone e dei suoi, anzi, sarebbe incompatibile con una politica di rinnovamento.

I centristi tentati dall’egemonia, dentro e fuori il Pd, guardano anche ai buoni rapporti dei pentassugliani con i giovani di Idealista. La circostanza non dispiace a Luca Conserva, che ancora di più, verosimilmente, gradirebbe lo svuotamento del Pd da parte di Pentassuglia per un’alleanza di estremo centro con Muschio Schiavone, Michele Marraffa e lui. Allo stato attuale, però, siamo alla fantapolitica. Pentassuglia, nel Pd regionale e non solo, è un riferimento affidabile il cui nome è speso anche in ipotesi per futuri approdi parlamentari. Dovrebbe accadere qualcosa di particolarmente dirompente perché lasci il partito e si rimetta in proprio. Le elezioni comunali a Martina, per quanto importanti, non ci sembrano un obiettivo per il quale Penta mollerebbe il Pd per andare a fare carte con Muschio Schiavone, Marraffa e Luca Conserva.

Angelini è consapevole che dalle scelte del gruppo di Pentassuglia dipenderà se il partito resterà unito o rischierà di spaccarsi. La scelta di Stefano Coletta d’organizzarsi in proprio, senza per ora mettere in discussione l’appartenenza al Pd, indica la volontà dei democratici più tendenzialmente di centrosinistra di non volere il ritorno a situazioni in cui, per dirla come l’ex segretario Pino Bonasia, Pd significhi Pentassuglia Donato. Un momento di verifica è stata proprio la vicenda tormentata della designazione di Angelini alla segreteria.

L’imprenditore vitivinicolo, gradito a Penta ma autonomo e non figura di transizione, ha riscosso il consenso generale dopo che le posizioni si erano irrigidite in seguito al veto di Coletta, e non solo, a Giandomenico Bruni, a cui il consigliere regionale aveva dato il suo ok. Questa situazione, dopo che già a gennaio lo stesso Pentassuglia aveva fatto la voce grossa sull’Amministrazione comunale chiedendo un rimpasto in giunta che rimettesse in discussione l’accordo con il gruppo di Pasquale Lasorsa, è stata secondo alcuni la ragione per cui è emersa all’ultimo la candidatura antagonista, ma senza prospettive, di Gisella Marinuzzi. Fino alla crisi e alla caduta dell’Amministrazione Ancona causata dall’allontanamento dei consiglieri Franco Basile e Antonio Carriero, il primo in passato nella Margherita con Bruni, Luca Conserva e l’ex assessore Franco Convertini, il secondo marito della Marinuzzi, dalla linea del Pd.

Angelini, con l’alibi della scuola di formazione politica, in queste settimane osserva, valuta, prende appunti. Si tratta di occasioni propizie per allargare gli orizzonti, riallacciare rapporti, confrontarsi e parlarsi con chi la pensa diversamente. Il segretario, uomo di mediazione ma anche di sintesi, sa che la sua partita personale è anche dare credibilità e consolidare un partito che molti temono, ma che vorrebbero anche vedere diviso. E in questi casi i nemici interni, se non si manifestano a tempo debito, possono fare più danni di quelli esterni. Come è già avvenuto.   

 

Nella foto in prima pagina Nunzia Convertini, prima segretaria del Partito Democratico di Martina Franca, nel 2007, quando ha iniziato la sua attività politica a sostegno della candidatura di Walter Veltroni alle primarie per la segreteria nazionale. In questa pagina: Luciano Violante e il segretario Vincenzo Angelini il 3 settembre durante il primo incontro della scuola di formazione politica.

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