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Totosindaco di settembre

di Pietro Andrea Annicelli

24/09/2016 Politica

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Totosindaco di settembre

  

Il candidato sindaco? Lo rifarà Michele Marraffa. Anzi, Michele Muschio Schiavone. No: sarà Luca Conserva 2, la vendetta. Niente affatto: ritornerà Franco Palazzo. E Franco Ancona?

La frammentazione dello scenario politico porta inevitabilmente, di questi tempi, a inseguire congetture più o meno fantasiose, spesso scontate. Ma le ridefinizioni della politica nazionale e gli eventi che ne seguiranno, primo fra tutti il percorso verso il referendum costituzionale con l’annunciata intenzione, di Matteo Renzi, di rifare l’Italicum, ci consegneranno, per le comunali dell’anno prossimo, un orizzonte politico inesorabilmente cambiato. Occorre capire quali potranno essere le aggregazioni potenziali. E valutare le variabili locali inserendole nello scenario. Per forza di cose, sono discorsi prematuri.

CENTRODESTRA CERCASI. È dal 2007 che l’antico Centrodestra berlusconiano non esiste più: ricordate Franco Palazzo eletto sindaco al primo turno grazie al suicidio del Centrosinistra, ma con il programma amministrativo bocciato nel primo consiglio comunale? Neppure lo sgangherato Centrodestra del 2012, con Muschio Schiavone e i suoi amici a occupare e colonizzare l’Udc, Raffaella Spina a sfidare Marraffa in primarie improvvisate, il senatore Lino Nessa ad annullarle con un ukaz degno di Kim Jong-un, esiste più. Pino Pulito lo ha confermato nell’intervista che ci ha rilasciato.

Ma davvero Pulito ha separato la sua strada da quella di Gianfranco Chiarelli? Oppure è solo tattica? È secondario. Conta invece che possa essere lui il candidato sindaco a cui possa affidarsi Forza Italia, o quel che ne sarà, a guida Stefano Parisi. Sarebbe un candidato di chiara estrazione popolare e quindi potenzialmente alternativo a un tecnocrate (Franco Ancona? Luca Conserva?) o a un politico (un giovane del Pd?). Ma esistono a Martina le condizioni per «una nuova area liberale e moderata che sappia sottrarre la destra italiana alle pulsioni populiste», come ha scritto il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana?

Se davvero ci fosse anche a Martina un rinnovamento liberale, cioè con un passo indietro dei vecchi Marraffa e Chiarelli, quest’ultimo peraltro interessato a fare il deputato e non alle beghe locali, due potenziali candidati sindaci per un Centrodestra ampio e passabilmente unitario potrebbero essere Leonardo Conserva e Beatrice Lucarella. Conserva è l’unico politico del passato a essere in credito e ad avere una credibilità intatta. La sua mancata ricandidatura nel 2007 avendo completato il mandato da sindaco, l’unico a riuscirci da quando c’è l’elezione diretta, resta una delle scempiaggini su cui il locale Centrodestra ha fondato le sue disgrazie. La questione vera è: accetterebbe di ricandidarsi dieci anni dopo? Forse dipenderebbe dalle garanzie politiche a livello nazionale (lo stesso Parisi e Raffaele Fitto, innanzi tutto), dall’autonomia delle scelte, dalla qualità delle persone nelle liste: in definitiva, dal progetto politico. La mia sensazione, però, è che se mai Leonardo Conserva ritornasse in politica, punterebbe a un seggio in Consiglio regionale o alla Camera.

Beatrice Lucarella è invece, allo stato attuale, una mia idea e un’ipotesi innovativa. La vice presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria non ha alcuna esperienza politica. Ha però competenze di carattere amministrativo e professionale, oltre a un carattere propenso alla mediazione costruttiva. Se ne sono accorti a Taranto in occasione d’uno dei rimpasti dell’Amministrazione Stefano, quando il suo nome è circolato come potenziale assessore. Il che fa sorgere il dubbio: la Lucarella è di centrodestra? Boh. Il problema cruciale, piuttosto, è: chi elabora e offre le garanzie per attuare, in quello schieramento, un valido progetto politico? A meno d’un anno dalle comunali, pesa il ritardo accumulato da un decennio d’inconcludenze rancorose. Lo testimonia proprio lo strappo, inevitabile per andare avanti, di Pulito e di Giacomo Conserva. E senza un valido progetto politico, non ci si può aspettare che persone capaci e nuove ci mettano la faccia per i soliti noti.

LA VARIABILE MARRAFFA. In un Centrodestra diviso, si moltiplicherebbero le liste e i tentativi di farsi eleggere in Consiglio comunale candidandosi sindaco. Donatella Castellana potrebbe essere la candidata di bandiera di Idealista qualora i marraffiani non si riavvicinino al Centrodestra storico, al quale dicono di non appartenere più ma che rappresenta il loro alveo naturale di provenienza. Oppure, non raggiungano un accordo per un terzo polo di estremo centro con Muschio Schiavone, Luca Conserva e magari Donato Pentassuglia: è l’ipotesi, improbabile se non impossibile, che forse preferirebbero.

Nessuno crede che «i leghisti di Martina Franca», come li definì Marraffa alcuni anni fa, siano improvvisamente diventati «liberali», ultima definizione che lo stesso imprenditore si è attribuito. Salvaguardare la propria autonomia potrebbe essere un forte incentivo ad andare da soli. La risorsa e insieme il problema è proprio Marraffa. Se si fa da parte e si trasforma in padre nobile, dando al movimento e in particolare ai giovani autonomia di azione, Idealista potrebbe diventare un interessante laboratorio. Se invece la gestirà da autocrate, resterà bloccata a una logica di mera contrattazione e deterrenza propria della politica marginale.

Sorvolando sul Movimento 5 Stelle e su Noi con Salvini, che devono dimostrare di avere un seguito e una proposta politica, nel Centrosinistra la situazione è più delineata per la presenza del Pd. Cioè d’un partito, teoricamente di maggioranza relativa, che il segretario Vincenzo Angelini sta cercando di riorganizzare e dal quale dipende principalmente la scelta del candidato sindaco. La fine dell’Amministrazione Ancona non ha portato, finora, a una chiarificazione dei rapporti interni. Ciò alimenta il convincimento d’un asse tra il gruppo di Donato Pentassuglia e l’Udc di Michele Muschio Schiavone. Quest’ultimo, secondo alcuni, sarebbe stato nel 2012, nelle intenzioni dei pentassugliani, il candidato sindaco sostenuto dal Pd al ballottaggio se non ci fosse arrivato Giandomenico Bruni, inizialmente il candidato di bandiera dei democratici prima che la scelta del Centrosinistra unitario ricadesse su Ancona.

Un certo feeling anche tra i pentassugliani e i marraffiani, fondato sulle comuni radici cattoliche e democristiane, alimenta l’ipotesi, graditissima a Luca Conserva che aderisce al movimento di Gianni Liviano Partecipazione e cambiamento, d’un asse centrista che svuoti il Pd e si ponga come terza forza tra i resti di quest’ultimo e il Centrodestra. Un’alternativa, per Conserva e il suo gruppo, sarebbe indurre il Pd a non ricandidare Ancona e ad attestarsi su posizioni meno renziane e più di Centrosinistra sociale. A quel punto un potenziale candidato sindaco, graditissimo alla Sinistra vendoliana, potrebbe essere l’immarcescibile Isabella Massafra, coordinatrice della Cgil già in polemica con l’Amministrazione Ancona per le note vicende del depuratore in Valle d’Itria.

LA VARIABILE ANCONA. Da qui a febbraio, quando si comincerà a fare sul serio, molti accarezzeranno sogni di gloria. Qualcuno può cullare l’idea che la riconferma del patto generazionale come strategia d’azione da parte del segretario Angelini significhi staffetta dell’ex sindaco Ancona in favore di uno dei suoi giovani assessori. E qualcun altro organizzerà le truppe per non farsi prendere di sorpresa dall’improbabile, ma sempre possibile, implosione del Pd. Lo farà Stefano Coletta, la cui potenziale candidatura a sindaco è un deterrente se diventerà plausibile quella d’uno dei due pentassugliani Nunzia Convertini e Gianfranco Palmisano. Non è escluso il ricorso alle primarie. A meno che non sia ricandidato Franco Ancona o non emerga, da imprevedibili sconvolgimenti degli equilibri in Consiglio regionale a causa di variazioni epocali del quadro politico nazionale, la candidatura di Donato Pentassuglia.

Se il Centrosinistra dovesse sciaguratamente dividersi, non è escluso che, per ritornare in Consiglio comunale, Luca Conserva o chi per lui sia il sindaco di bandiera d’una o più liste civiche: come nel 2002. Pasquale Lasorsa, dato vicino al Nuovo Centrodestra, poi all’Udc, ma ancora alla ricerca d’una collocazione politica, forse farebbe altrettanto. Anche Stefano Coletta  potrebbe trovarlo conveniente: soprattutto nel caso di derive di estremo centro dei pentassugliani o del Pd stesso.

A conti fatti, una sola candidatura oggi è inesorabilmente sul tavolo: quella dell’ex sindaco Franco Ancona. Ciò a prescindere se egli intenda effettivamente ricandidarsi e il Centrosinistra ricandidarlo. Le regole della buona politica vogliono infatti che il lavoro dell’Amministrazione comunale, mandata a casa un anno prima a causa d’una faida interna al Pd, sia sottoposto a una serena e rigorosa disamina pubblica. Ha fatto male? Ancona sarà fuori gioco. Come lui, però, anche i suoi giovani assessori. Ha fatto bene? L’ex sindaco avrà il diritto alla riconferma. Se vorrà o meno, è il passo successivo.

Qualcuno può dire: a Leonardo Conserva, nel 2007, non gli permisero di essere valutato per l'operato dell'Amministrazione comunale che aveva guidato. Ma quello era un Centrodestra in larga parte estraneo a qualunque regola di serietà politica, come i fatti dimostrarono. E Conserva, allievo del compianto grande mediatore Pinuccio Tatarella, si chiamò fuori dal gioco al massacro non accettando la ricandidatura di bandiera per la sola Alleanza Nazionale. Se il Centrosinistra non vagliasse l’operato dell’Amministrazione Ancona, svanirebbe di colpo quell’idea di classe dirigente responsabile che si è affermata nell’opinione pubblica e che è stata riconosciuta anche da molti avversari. Andrebbe in fumo, anche, il valore, giustamente riaffermato da Vincenzo Angelini, del patto generazionale.

Martina non può permettersi il ritorno al cupio dissolvi.   

 

Nella foto in home page, Beatrice Lucarella. In questa pagina, Raffaele Fitto presenta Leonardo Conserva, sindaco dal 2002 al 2007, a Valéry Giscard d'Estaing in visita a Martina Franca nel 2003. Al centro, Franco Palazzo, sindaco dal 2007 al 2011. A destra, Franco Ancona, sindaco dal 2012 al maggio scorso. 

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