cronache martinesi

Direttore Pietro Andrea Annicelli

La sconfitta e la vittoria

di Antonio Cecere

26/06/2017 Editoriale

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La sconfitta e la vittoria

La sconfitta e la vittoria, le radici e le foglie scagliate lontane dal vento. Cumuli di rifiuti, immateriali, hanno devastato gli sconfitti. Radici più forti invece si sono inserite nella città. Martina stamane si è risvegliata non più commissariata. La nuova puntata dell’Amministrazione Ancona 2 è cominciata. Una puntata che si prospetta sempre rischiosa, fra ricorsi e controricorsi, leoni da tastiera, proposte future e tentativi d’insabbiare tutto.

Il percorso di Franco Ancona verso la riconferma parte a settembre quando cercò di unire forze culturali, imprenditoriali e associative diverse nel nucleo da cui poi sarebbe nata Martina Visione Comune. Un movimento nuovo, diverso, fatto da professionisti, da persone che hanno mostrato in tanti forum di poter dire la propria. In teoria, potremmo dire, la vera anima programmatica del Centro Sinistra, capace d’innovare, gestire oculatamente le forze, con spirito di iniziativa. Qui la presenza fattiva di Antonio Scialpi, di Bruno Maggi e di idee fresche, giovani, ha fatto sentire il suo peso. Sarà un motore per il futuro nel Centrosinistra, andando di certo al di là della campagna elettorale appena finita.

Dall’altra parte la sconfitta di Pizzigallo non è negli uomini mascherati né nella schiera di «cavalieri senza macchia» (per parafrasarlo) che hanno sostenuto un numero ampio di liste a suo favore. L’errore è più profondo, più lontano. E nasce da un’analisi del sostrato culturale martinese, diviso fra populismi e feudalesimi di parte, modelli di familismo di vecchia data e perbenismo, puzza sotto il naso e difficoltà a rispettare gli avversari. I fanatismi hanno rovinato la campagna elettorale, allontanandola dalle strade del dibattito pubblico più educato e utile al cittadino. I toni da battaglia hanno reso la città instabile anche al secondo turno, con una percentuale che sfiora il 50% di astensione. Un dato sconcertante, negativissimo, che deve far pensare che forse lì si celava la vittoria per un Centro Destra incapace di essere unito e positivo.

I problemi per cui Pizzigallo è stato sconfitto nascono nella proposta molto liberal e poco cattolica della sua coalizione. La vittoria, vuoi a non vuoi, a Martina passa sempre dal mondo parrocchiale: che o ha preferito non immettersi nella diatriba politica, astenendosi, o ha scelto, nel mondo giovanile, più la compagine di Centrosinistra. Il cattolicesimo martinese è ancora incapace di esprimere un vero candidato proprio, figlio della tradizione confraternale e associativa, senza quelle spinte liberal e di forze economiche incapaci di leggere davvero la Dottrina sociale. Non è bastato citarla per vincere. Il problema è nella discrasia fra sapere e agire, dire e fare. Credo che per il futuro tutto si giochi lì per il Centro e il Centro Destra. Magari senza attacchi alla persona, con il nome del candidato avversario gridato a più non posso dai palchi ironizzando.

La presenza dei leoni da tastiera, delle polemiche su Facebook, per lo più anti Ancona, non hanno intaccato la forza del nuovo sindaco che è sceso nei quartieri a incontrare, anche coraggiosamente, le persone invischiate nella brutta storia del nuovo appalto rifiuti. Diciamo che, temporalmente, l’andare in piazza ha segnato un passo non positivo per il Centro Destra. La piazza, solitamente, da sempre è stata appannaggio di chi sa parlare anche di programmi. Ho potuto constatare, con amarezza, i toni che da ogni parte sono giunti fra reciproche accuse, vendette, ripicche, paroloni, fra manifestazioni di allontanamento dalle piazze. Unire il Centro a Martina, che pure portava tantissimi volti nuovi, non è unire forze diverse, da ambiti fittiani a modelli provenienti dal Pd. Il Centro a Martina deve essere davvero democristiano (non è anacronismo, è la forza dell’elettorato vero martinese a mio avviso). È stato l’errore del Centro che ora rischia di sfaldarsi completamente, vista la decisione di Pizzigallo, espressa su Facebook, di non entrare nel Consiglio comunale, rifiutando la sedia legittimamente conquistata.

Ancona ha potuto contare sui giovani, anche se molti si sono allontanati da voto o hanno sposato il Centro Destra di Pulito, comunque capace d’idealità più vicine alla gente che non il Centro di Pizzigallo. La riconferma della triade Coletta-Convertini-Palmisano è una affermazione di larghi strati della popolazione e dell’aria nuova nel Pd che, inevitabilmente, darà inizio a una rigenerazione nel partito che non potrà più opporsi a una candidatura giovane nel futuro. Interessante, sempre nel Pd, l’affermazione della giovane Valentina Lenoci, ironica e dall’animo scout. Ma sarà ancora Tonino Scialpi ad animare la dimensione culturale. È lì la sfida vera. Raggiungere la marea di giovani disaffezionati alla politica, lontani dall’amore della città. Il cantiere Martina nascerà proprio lì.

È stata la campagna elettorale di bombette e gnumeridde. La famosa frase del Minardi-pensiero, corretta e rivista dal buon Benvenuto Messia, «A bumbĕttḛ ha nètḛ a Martịnḛ e ddŏ' ha murḛ'», ha fatto comprendere come, al di là della simpatia, viga ancora la cultura dialettale, magari anche delle parole a toni forti e a muso duro. Il momento più bello della campagna elettorale? L’incontro con i candidati sindaci promosso dall’Azione Cattolica e dall’Agesci a maggio. Lì si è vista la loro umanità senza che ci fossero applausi compiacenti. Uniti, seduti, tutti coloro che hanno animato le diverse schiere. Un momento, diciamo, paradisiaco, consci di quello è accaduto a giugno.

L’altra parola chiave, martinesità, ben riconoscibile in vari strati della popolazione, non ha funzionato. Propendo per il futuro per la martinosità, essere come San Martino, a dividere il mantello dei bisogni e delle proposte, delle idee e della bellezza da riconquistare. La Pira lo insegna quando scriveva così: «Amate la vostra città come parte integrante, per così dire, della vostra personalità. Voi siete piantati in essa, in essa saranno piantate le generazioni future che avranno da voi radice: è un patrimonio prezioso che voi siete tenuti a tramandare intatto, anzi migliorato e accresciuto, alle generazioni che verranno. Ogni città racchiude in sé una vocazione e un mistero. Voi lo sapete: ognuna di esse è da Dio protetta con un angelo custode, come avviene per ciascuna persona umana. Amatela come si ama la casa comune destinata a noi e ai nostri figli. Custoditene le piazze, i giardini, le strade, le scuole: fate che il volto di questa vostra città sia sempre sereno e pulito. Sentitevi, attraverso di essa, membri di una stessa famiglia. Non vi siano fra voi divisioni essenziali che turbino la pace e l'amicizia: ma la pace, l'amicizia, la cristiana fraternità, fioriscano in questa città vostra. Ogni vostra casa sia come un giardino che ha terreno buono e che produce fiori e frutti; sono i fiori e i frutti delle virtù familiari, religiose e civili. Un vivaio di grazia, di purezza, di affetto e di pace amorevole dove i germogli nuovi - i bambini - saranno custoditi come la pupilla dei vostri occhi e come la ricchezza suprema della città intera! E dove gli anziani trovino conforto sereno e amoroso tramonto!».

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