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Direttore Pietro Andrea Annicelli

Il nuovo corso del Pd

di Redazione

01/10/2017 Politica

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Il nuovo corso del Pd

Uno degli effetti della riconferma a sindaco di Franco Ancona, a tre mesi dalle amministrative e dopo la venuta di Matteo Renzi che ha implicitamente aperto la campagna elettorale di Donato Pentassuglia per le politiche, è un Pd che sembra finalmente ricompattato. Neppure l’annunciata indisponibilità del segretario Vincenzo Angelini, eletto nell’aprile 2016, a rinnovare il mandato nel prossimo congresso del partito, costituisce un motivo di frizione.

Riconfermato come prima forza politica cittadina malgrado una lieve flessione di consensi, il Pd ha ricondotto a naturale dialettica interna gli individualismi, Stefano Coletta innanzi tutto, che non avevano fatto dormire sonni tranquilli ad Angelini prima delle elezioni. Cinque anni fa la scelta di Ancona come candidato sindaco salvò i democratici dal rischio di essere usati per un’operazione neocentrista, perdere al primo turno per convogliare i voti sull’allora candidato sindaco dell’Udc, che li avrebbe probabilmente disgregati. Lo stesso Pentassuglia, verosimilmente, non avrebbe potuto dare alla sua attività alla Regione quella qualità che gli ha consentito di ampliare il consenso. Questa volta è stato il Pd a riportare Ancona a Palazzo Ducale dopo che due suoi consiglieri, poi non riammessi nel partito in occasione dell’ultimo tesseramento, avevano provocato la fine della maggioranza e la caduta dell’Amministrazione comunale nel giugno 2016.

Ha indubbiamente giovato, considerando i ritardi che hanno costretto a una campagna elettorale in salita e a una vittoria tanto risicata quanto rocambolesca, l’adesione del sindaco al Pd. Nel 2012 Ancona e Antonio Scialpi, suo alter ego, erano privati cittadini che avevano lasciato la politica cinque anni prima quando era terminato il loro mandato di consiglieri comunali dei Democratici di sinistra. Questa volta, dopo aver ricevuto la ricandidatura dall’assemblea degli iscritti con un atto di buon senso nel segno della continuità, Ancona ha aderito al Pd diventando, in tutto e per tutto, un candidato e poi un sindaco espressione dei democratici.   

I primi cento giorni a Palazzo Ducale lasciano intravedere anche una più ampia collaborazione tra l’esecutivo e la maggioranza consiliare. Fu una delle difficoltà principali durante la precedente sindacatura. L’Amministrazione comunale doveva correre per recuperare una serie di ritardi. Nel gruppo consiliare dei democratici, abbastanza mediocre e sfilacciato, ognuno faceva corsa a sé e mancavano, dalla segreteria del partito, indirizzi politici e amministrativi. Negli anni ci si è conosciuti, si è litigato, qualcuno se n’è andato e qualcun altro è entrato, con il risultato che difficilmente, accadesse oggi una situazione simile, si verificherebbe una sconfitta politica con figuraccia in grado d’influire sugli equilibri amministrativi come fu, tre anni fa, la mancata elezione come consigliere provinciale dell’allora capogruppo Vito Pasculli.  

Il Pd che guarda al congresso del 15 ottobre sembra aver acquisito quel senso di responsabilità che comporta l’essere forza di governo. Il grande problema immediato è la volontà di Angelini di non accettare una riconferma. Le ragioni, autentiche, riguardano le sue difficoltà a gestire un’attività imprenditoriale importante, una famiglia numerosa, il nuovo impegno di consigliere comunale. Se il segretario non cambierà idea, sarà necessario un successore all’altezza del ruolo.  

Nella foto, da sinistra: Matteo Renzi, Vincenzo Angelini, Gianfranco Palmisano (s'intravede dietro Angelini), Donato Pentassuglia

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