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Penta's karma 2 (la ... vendetta)

di Pietro Andrea Annicelli

17/01/2018 Editoriale

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Penta's karma 2 (la ... vendetta)

 

Oggi a Roma la direzione nazionale del Partito Democratico ha discusso le candidature al Parlamento in Puglia. Non sappiamo come sia andata ma non è difficile immaginare che ci sia stata battaglia per quelle nelle liste plurinominali della quota proporzionale, dove si prospetta il posizionamento del premier uscente Paolo Gentiloni. Si dice che siano otto i seggi ritenuti sicuri per l’elezione di cui, sondaggi alla mano, sarebbero accreditati i dem.

È verosimile che il segretario nazionale Matteo Renzi e il presidente della Regione, Michele Emiliano, due che sostanzialmente intendono il partito alla Luigi XIV (l'état, c'est moi), continueranno fino all’ultimo a farsi i dispetti. Dicono che Michelone, degli otto seggi, ne chieda cinque. Il garrulo fiorentino, neanche a dirlo, risponde picche. Una cosa sola interessa ai martinesi: che uno dei magnifici otto sia Donato Pentassuglia.

Un mese e mezzo fa l’Ufficio studi della Camera dei deputati ha effettuato una simulazione su quello che potrebbe essere l’esito delle politiche in Puglia. Ne è scaturito che il Pd, nei collegi uninominali, conquisterà la maggioranza in un solo collegio su sedici. Magari non andrà proprio così perché, tra l’alleanza di convenienza del Centrodestra pronto a sbranarsi il giorno dopo il voto, il dilettantismo dei 5 Stelle, l’inconsistenza della Sinistra, i dem potranno recuperare qualcosa. Ma se la sconfitta è sicura, la disfatta è nell’ordine delle probabilità.

Non saranno molti, quindi, i candidati dem che potranno farsi vedere in giro a chiedere voti senza rischiare di prendersi fichi in faccia. Penta, che nel 2015 è stato il consigliere regionale più suffragato in provincia di Taranto, ha dato la disponibilità a battersi nel collegio uninominale alla Camera di Martina, il Puglia 11. E chiunque sarà il suo avversario, probabilmente sarà lui il favorito in considerazione della capacità di aver consolidato con la gente, nel tempo, un rapporto orizzontale franco, senza paternalismi né falsa umiltà. Se però, nel Centrodestra, gli fosse contrapposto non Gianfranco Chiarelli o Pino Pulito, ma un martinese politicamente abbastanza simile a lui e non usurato dai disastri recenti di quell’area politica, Leonardo Conserva ad esempio, la partita potrebbe farsi dura.

Il problema non riguarda tanto la capacità personale d’essere competitivo, ma il rischio che il Pd lo trascini in un crollo verticale di consensi. Molto dipenderà dalle candidature altrui: come litigano i democratici, altrettanto fanno le altre forze politiche. E se nelle scelte prevalgono i rapporti di potere, ad esempio l’insistenza con cui Emiliano vuole candidare nel Puglia 11 il sindaco di Laterza, Gianfranco Lopane, tutti possono farsi male.

A Roma, nel Partito Democratico, devono però avere le idee ben chiare sulle conseguenze nel territorio d’una vittoria o d’una sconfitta. Pentassuglia rappresenta la garanzia d’unità per un Pd che a Martina, lo scorso giugno, è riuscito a vincere delle comunali che i contrasti interni avevano fortemente compromesso. Oggi l’Amministrazione Ancona, di fronte alla necessità per il Centrodestra dei Leali per Martina di riconsolidarsi all’opposizione in Consiglio comunale per darsi una fisionomia più concreta, e all’irresponsabilità di Forza Italia che diserta lo stesso Consiglio non avendo la forza di ammettere d’aver sbagliato a radicalizzare la protesta per il dato del ballottaggio sub judice del Tar, è l’unica prospettiva per governare la città. Perdere Penta nel Consiglio regionale a Bari può valere solo se si considera la sua capacità, ormai consolidata dall’esperienza, di poter lavorare conservando, anche da Roma, lo sguardo sulle vicende locali. Il tandem Pentassuglia-Ancona è necessario per Martina almeno per qualche altro anno. Fino al termine del mandato del sindaco, nel 2022, o fino a quando il Centrodestra non ricostruirà una prospettiva credibile rispetto all’attuale autodistruzione.

In definitiva il Pd non può rischiare, con una sconfitta di Penta nel collegio uninominale, d’indebolire e far cadere l’Amministrazione comunale di Martina. Se il Pd gli chiede di andare a prendere i voti nel Puglia 11, è giusto che lo ricambi con il paracadute del plurinominale. Non considerando il senatore Lino Nessa, che rappresenta il punto più basso della vicenda politica recente di Martina, è dall’ultimo mandato di Giuseppe Caroli, concluso nel 1994, che non c’è un martinese in Parlamento. Non è questione di campanilismo, ma di salvaguardia dei legittimi interessi d’una realtà e d’un territorio che non possono essere sacrificati alla politica politicante.

In Puglia forse solo Antonio De Caro, sindaco di Bari, può vantare dei quarti di nobiltà renziana pari a quelli di Pentassuglia. Per essere fedele al suo leader, Penta ci ha rimesso probabilmente un assessorato regionale, senza contare le tante schermaglie con Michelone a partire dalla sanità. E Renzi ha dimostrato di saperlo benissimo fermandosi solo a Martina, in tutta la provincia di Taranto, quando, lo scorso settembre, ha girato la regione. Ufficialmente per presentare un libro. In realtà, per riannodare i fili d’un partito la cui massima autorità istituzionale è anche il suo competitor forse più irriducibile. Ecco perché, adesso, salvaguardare Penta, e con lui Martina Franca, gli tocca.

Il karma pentassugliano, cioè la conseguenza delle sue azioni politiche, prevede l’approdo a Montecitorio come esito naturale, guadagnato sul campo, d’un percorso iniziato dodici anni fa in consiglio regionale con la Primavera Pugliese, canalizzando poi quegli entusiasmi nel Pd. Diversamente lo stesso principio karmico, l’azione spinta dalla volontà in relazione al principio di causa ed effetto, potrebbe essere: Pentassuglia rimane in Consiglio regionale per terminare il mandato nel 2020. Poi, a seconda di come evolveranno la vicenda nazionale e quella locale, potrà tentare di andare in Parlamento alle future politiche, che potrebbero essere non necessariamente nel '23 ma alquanto prima, o candidarsi sindaco di Martina alle prossime comunali: al più tardi, l’abbiamo detto, nel ’22.

Forse il renzianissimo ex segretario del Pd martinese Vincenzo Angelini è l’unico che, oltre Penta, potrebbe avere il numero privato del telefonino di Renzi. Urge una mission impossible attraverso sms.

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