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Annamaria Zito: «Dare voce alla storia del dolore sottaciuto delle ciociare»

di Redazione

11/03/2016 Cultura

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Annamaria Zito: «Dare voce alla storia del dolore sottaciuto delle ciociare»

«Bisogna rendersi portavoce della storia taciuta. Va fatto in punta di piedi, soprattutto nei luoghi dove il silenzio culla il dolore». Annamaria Zito, giovane scrittrice martinese, non ha cercato la via narrativa più facile. L'amaro sapore dei fichi secchi, Edizioni Leucotea, è uno smilzo volumetto che ha il pregio, in un'epoca di grande confusione storica, di riprendere a narrare la vicenda terribile delle marocchinate,le violenze ai civili, in particolare alle donne, che nel maggio 1944 furono compiute sulle popolazioni dei paesi della Ciociaria daigoumier, soldati del Marocco che facevano parte del corpo di spedizione francese al seguito degli Alleati.

«Ognuno di noi ha una sorta di missione. Attraverso la scrittura, ho affrontato la mia», dice. «Non sono uno storico di professione. Però sono sempre stata molto attenta alla problematica della violenza sulle donne e comunque dell'identità femminile: il mio primo romanzo tratta del rapporto tra una madre e una figlia».

Dopo lo sbarco alleato a Salerno e l'arretramento verso settentrione, i tedeschi avevano predisposto nel punto più stretto della penisola la Linea Gustav, delle fortificazioni che furono superate dopo gli oltre cento giorni della battaglia di Montecassino che causarono la distruzione della storica abbazia. I goumierriuscirono ad aggirare le difese tedesche nella Valle del Liri, consentendo agli inglesi di sfondare la Linea Gustav. Fu in seguito a quel successo che ai soldati magrebini fu permesso di abbandonarsi ai saccheggi e alle violenze sulla popolazione civile inerme, già sottoposta nelle precedenti settimane all'occupazione dei tedeschi e ai bombardamenti degli Alleati.

«Ho studiato tanto per imparare a fondo la tragedia delle marocchinate. Poi ho scritto», spiega Annamaria Zito. «Nei giorni scorsi, quando ho presentato il libro a Frosinone, sono andata a visitare il monumento alla Mamma Ciociara. Mi sento un'italiana, e una ciociara è una donna italiana. Questa è una storia della seconda guerra mondiale che appartiene a tutti, perciò non posso restare indifferente a quello che è successo. Ho voluto conoscere la verità e cerco di condividerla con chi vuole ascoltarla».

Per questa ragione Annamaria Zito ha presentato il suo libro l'8 marzo in un centro estetico a Roccadaspide, un paese in provincia di Salerno. «Non la considero una festa per le donne, ma un giorno di riflessione per tutti. Ho colto l'opportunità di presentare il libro in un luogo non direttamente legato alla cultura, ma alle normali frequentazioni quotidiane, perché mi sembra interessante e significativo affrontare un tema complesso tra persone normali che vogliono aprirsi a occasioni di confronto. Quanto ne ho l'opportunità, cerco solitamente d'invitare gli uomini a confrontarsi, a capire le dinamiche femminili per conoscersi meglio. Lo farò anche a Martina Franca quando presenterò il libro il 3 aprile».

La brutalità delle marocchinate ha ricevuto narrazione da Alberto Moravia nel celebre romanzo La ciociara,dal quale fu tratto l'omonimo film di Vittorio De Sica con Sofia Loren. La figura dell'attrice piangente in ginocchio, con il vestito lacerato, è l'icona cinematografica immediatamente riconducibile alla vicenda storica. Dopo di allora, un lungo silenzio in parte rotto nel 2012 da Controstoria della Liberazione, le stragi e i crimini dimenticati degli Alleati nell'Italia del Sud di Gigi Di Fiore. Poi, tre anni fa, dalla rappresentazione teatrale La marocchinata di Stefania Catallo, ispirata alla testimonianza d'una vittima deigoumier. Un anno fa la stessa scrittrice pubblicò Le marocchinate, una raccolta di testimonianze ricavate in dodici anni di ricerche con in più gli atti parlamentari della deputata Maria Maddalena Rossi, scomparsa nel 1995, per ottenere l'indennizzo delle vittime.

«Sono appassionata di storia ed è capitato casualmente, in seguito a una ricerca, che m'interessassi alle violenze dei goumier», precisa Annamaria Zito. «Sono rimasta impressionata dal non aver mai saputo nulla d'una vicenda così terribile e importante per la nostra storia civile. Poi mi ha molto deluso non trovare materiale nei libri di storia. Perciò ho pensato che fosse molto importante dare voce a quello che hanno subito queste donne. Immedesimarmi nelle loro sofferenze e affrontare il loro dolore è stato il momento più complicato nella stesura del libro».

Se le violenze del maggio '44 furono le più efferate, non restarono però le sole dei goumier in Italia. Il fenomeno ha interessato, con episodi minori, tutta l'avanzata degli Alleati lungo la penisola fin dallo sbarco in Sicilia del luglio '43. Nell'isola gli autori degli stupri, però, furono in diverse circostanze uccisi, talvolta anche in maniera crudele, con l'acquiescenza delle stesse autorità alleate. Dopo che furono segnalate violenze anche in Toscana, nell'ottobre '44, il corpo di spedizione francese fu trasferito in Provenza.

«Sono consapevole che L'amaro sapore dei fichi secchi non è un libro di facile lettura e che occorre trovare il pubblico giusto perché non tutti sono ugualmente ricettivi a questo argomento», conclude Annamaria Zito. «Sono però altrettanto consapevole di quanto questa vicenda, e altre della nostra storia, siano sconosciute soprattutto ai più giovani. Sento perciò forte l'impegno a doverne parlare. E sono grata a tutti coloro che mi danno questa opportunità, in particolare per portare questo libro nelle scuole».

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