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Direttore Pietro Andrea Annicelli

Francesco Lenoci e le aziende martinesi al Pitti: «Sono state brave a portarci un po’ di Martina»

di Redazione

18/01/2016 Economia

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Francesco Lenoci e le aziende martinesi al Pitti: «Sono state brave a portarci un po’ di Martina»

«Il 30 dicembre ho presentato nei pressi di Palazzo Recupero il libroScrigno di emozioni di Teresa Gentile. È stata una ragione per parlare del bene, della bellezza e delle loro rappresentazioni più importanti. Gli stessi sentimenti li ho ritrovati a Firenze al Pitti Immagine Uomo». Francesco Lenoci è entusiasta della partecipazione delle aziende martinesi all'importante manifestazione fiorentina della moda maschile della scorsa settimana. «In un mondo infame in cui tutti hanno paura di tutto, c'erano tutti i popoli della Terra in un'atmosfera bella di convivialità delle differenze, che non è un'utopia ma si può raggiungere: è il messaggio di don Tonino Bello. In questa atmosfera di allegria e letizia, è stato davvero gratificante vedere i nostri ragazzi interloquire in inglese, preparati e motivati, con i buyers internazionali avendo come obiettivo il mondo».

Come è stata quest'anno la partecipazione delle aziende martinesi?
«Il tema della manifestazione riguardava il linguaggio della moda che attraversava tre generazioni. I branddi Martina Franca presenti sono stati nove: Tagliatore, Angelo Nardelli 1951, Berwich, Hevo, Joe Sheep, T&T, Fradi, Gian Riccardo Raguso, Tadon. La Fortezza da Basso, dove erano dislocati gli stand, prevede un padiglione centrale nel quale si arriva a esporre non casualmente, ma come riconoscimento del settore per la qualità dei capi. Le aziende di anno in anno si mobilitano e si organizzano per arrivare al padiglione centrale. Ci vogliono anni per riuscirci. Le aziende martinesi che hanno esposto lì quest'anno sono state quattro, con i marchi: Tagliatore, Angelo Nardelli 1951, Berwich ed Hevo. Hanno realizzato tutti deglistand molto belli per dimensioni e design».

Al di là dell'importante riscontro per queste manifatture e per i loro prodotti, e quindi, indirettamente, per l'economia e l'immagine della città, ci sono delle ragioni specifiche di legittimo orgoglio condiviso a livello cittadino?
«Ritengo proprio di si perché al Pitti non sono andati soltanto dei brand di Martina Franca, ma i valori stessi del nostro territorio. Per alcuni, il discorso riguarda il prestigio ormai raggiunto. Tagliatore è importante: i giornalisti di Panorama gli hanno portato direttamente nello stand la nuova edizione del settimanale con la sua pubblicità in prima pagina. È quindi un marchio conosciuto che fa tendenza.Angelo Nardelli 1951 ha avuto l'abilità di vestire Checco Zalone nell'ultimo film e questo gli sta portando notorietà. Altri, invece, hanno portato direttamente l'immagine di Martina a Firenze. Berwich ha avuto l'idea d'inventarsi uno slogan sul pantalone di classe realizzando un cartello enorme declinato su sei vere lavagne nere dismesse dalla scuola elementare Marconi: forse ci ho scritto sopra, quand'ero bambino! Portano avanti, quindi, i nostri valori di qualità e bellezza attraverso pregevoli soluzioni di design. Hevo, infine, aveva in fondo allo stand una gigantografia di San Martino: vedere il barocco martinese rappresentato così mi è piaciuto tantissimo. Insomma, senza timori reverenziali i nostri migliori branddanno senso di appartenenza ai loro prodotti e così vanno alla conquista del mondo».

E gli altri presenti alla manifestazione?
«Tutti hanno fatto la loro parte. Le aziende di punta hanno fatto il massimo, le altre sono state brave a puntare sulla qualità. Joe Sheep di Vito Pastore ha intuizioni geniali grazie ad accessori e soluzioni che diversificano i capi. Gian Riccardo Raguso è prossimo ad arrivare a Dubai. Fradi dei fratelli Di Marco sta per aprire uno showroom a Milano. Di T&T parlano tutti grazie al cappotto di Putin e alla capacità di fare breccia in un mercato molto importante qual è la Russia, nonché per la prossima partecipazione a fiere in Giappone e negli Stati Uniti. Ho poi provato un'emozione fortissima quando sono entrato nello stand diTadon e ho visto uno slogan ripetuto sulle brochure della loro bottega a Martina. Lo dico sempre che chi apre un'attività imprenditoriale o commerciale a Martina deve mettere l'aggettivo martinese: Giovanni Paolo II, quando venne da noi, parlò a ragione di botteghe che dovevano rinascere. Perciò ha fatto benissimo chi, per caratterizzarsi, ha voluto portare ed evocare a Firenze un po' di Martina Franca».

Quale altra direzione occorre intraprendere in questo senso?
«Non stancarsi mai di sviluppare il capitale relazionale. C'è un martinese, Alessandro De Tuglie, laureato alla Bocconi e che vive a Mosca. È diventato bravissimo, come vice presidente della Camera di commercio italo-russa, a girare il mondo per promuovere rapporti di collaborazione. Un obiettivo delle nostre aziende dovrebbe essere: diventare sempre più social. Esserci da protagonisti nei social networkcome Facebook e Instagram è assolutamente vitale per la capacità di veicolare messaggi e immagine. Non bisogna dimenticare, poi, che c'è tanto lavoro da fare perché nessuna azienda pugliese è nelle prime cinquanta della moda in Italia. Ci sono importanti margini di crescita e le nostre quattro aziende di punta al Pitti ci fanno ben sperare. C'è poi da considerare che quella dell'evento di Firenze è la serie A della moda maschile. La Champions League si gioca a Milano ed è in svolgimento Milano Moda Uomo. Mi auguro di applaudire, l'anno prossimo, almeno un'azienda martinese nella capitale della moda».

Nelle foto, il professor Francesco Lenoci al Pitti Immagine Uomo la scorsa settimana con Vito Pastore di Joe Sheep.

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