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Gianfranco Palmisano: «Le acque depurate irrigheranno le colture»

di Redazione

19/06/2018 Attualità

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Gianfranco Palmisano: «Le acque depurate irrigheranno le colture»

 

Gianfranco Palmisano, assessore ai Lavori pubblici a cui è stato assegnato l’incarico di vicesindaco dopo le dimissioni di Stefano Coletta, ha ereditato una problematica ben più anziana dei suoi trentun anni. È infatti dal 1972 che, in diversi periodi, il problema del depuratore inadeguato ha afflitto la comunità martinese. Ed è nel 2000 che l’attuale sindaco Franco Ancona, da vicesindaco dell’Amministrazione Semeraro, si augurò di poter intercettare dei fondi europei per finanziare il riuso delle acque in agricoltura. Non fu possibile perché quell’Amministrazione cadde l’anno dopo senza terminare il mandato. Adesso, a quanto pare, è la volta buona. 

Ieri mattina le trincee drenanti, che costituiscono il recapito finale delle acque depurate di Martina Franca, sono state ultimate e consegnate all’Acquedotto Pugliese. A che punto è la situazione per quanto riguarda la risoluzione del problema sollevato due anni fa dalla magistratura tarantina con il sequestro del recapito finale e del tratto di strada adiacente?

«Sostanzialmente il quadro della situazione può essere riassunto in quattro fasi. La prima, l’attuale, è la chiusura del vecchio recapito finale e l’entrata in funzione del nuovo, cioè le trincee drenanti. La seconda è l’intervento che ci sarà sul tratto della statale 172 sequestrato, e attualmente inutilizzato, anche in funzione di quello che deciderà il magistrato che si occupa della vicenda. Poi ci sarà l’ampliamento e l’ammodernamento del depuratore, per il quale si prevede rapidamente la gara d’appalto. Infine ci sarà la realizzazione della rete dei collettori per il riutilizzo agricolo delle acque depurate, a cui i privati si collegheranno per portare acqua lungo le direttrici principali: ci vorrà qualche anno».

Cosa avverrà prossimamente?

«Attualmente ci sono le quattro trincee drenanti che costituiscono il recapito finale e che sono funzionanti. Dopo la consegna all’Acquedotto Pugliese dovrà essere la Regione ad autorizzare lo scarico delle acque reflue collegando le trincee e dismettendo il vecchio recapito. Si tratterà in ogni caso d’un recapito temporaneo in previsione del superamento della situazione di emergenza e dei lavori previsti. E finalmente potranno essere bonificati i terreni del signor Giovanni Pinto, che hanno sopportato il collasso del vecchio depuratore».    

Per la strada che cosa dovrebbe avvenire?

«Innanzitutto il tratto di strada attualmente dismesso perché a rischio d’instabilità, e sostituito dalla bretella viaria percorsa abitualmente dagli autoveicoli, è sequestrato. Dovremo quindi verificare che cosa deciderà in proposito la magistratura. Detto questo, ritengo che l’Anas dovrà intervenire. Ipotizzo perciò che l’intervento per quel tratto sarà fatto confluire nel più generale progetto di ammodernamento della statale 172, i cui lavori dovrebbero iniziare rapidamente se non prossimamente». 

Quale sarà il futuro del depuratore?

«Il depuratore sta funzionando bene e depura le acque secondo i criteri fissati dalla cosiddetta tabella 4, cioè rendendole riutilizzabili in agricoltura. Ciò è avvenuto grazie agli interventi dell’Autorità idrica pugliese, che era stata individuata come custode giudiziario e che nell’ultimo anno ha effettuato dei lavori per farlo andare a regime così come prevede la tabella 4. Il passo successivo sarà l’attuazione del progetto di ampliamento e ammodernamento con tecnologie avanzate di filtraggio. È già stata fatta la conferenza di servizi sul progetto. Mancano alcuni pareri di enti prima di poter far partire la gara d’appalto. Si tratterà di una gara europea, per cui calcolo circa un anno di tempo». 

Se l’Amministrazione comunale fosse restata in carica i tempi per questi lavori sarebbero potuti essere più celeri?

«Non credo. Il Comune non è direttamente responsabile dei procedimenti. Noi possiamo sollecitare e seguire la trafila degli atti per verificare che tutto avvenga nei tempi giusti e secondo le procedure corrette. Poi c’è un processo decisionale affidato all’apparato burocratico della Regione e degli enti tecnici che non è ovviamente controllato dall’Amministrazione comunale. Il valore aggiunto per Martina, in questo caso, è stata la continuità del mandato del consigliere regionale Donato Pentassuglia. Lui non ha mai smesso di seguire una situazione che, non dimentichiamolo, risente d’un sequestro effettuato dalla magistratura». 

Il riutilizzo delle acque in agricoltura è quindi il senso innovativo dei lavori futuri.

«Si, anche se in altre realtà si fa da tempo. In ogni caso, non è un fatto di poco conto. Si tratta di mettere in pratica finalmente anche nella Valle d’Itria il principio che l’acqua è una risorsa e non deve essere dispersa nel sottosuolo. È importante, soprattutto se si considera che la Valle d’Itria è comunque una realtà che deve fare i conti con fenomeni di siccità. Avere assicurata la disponibilità dell’acqua per le nostre aziende agricole e poter avere nel tempo una rete di collettori che porteranno l’acqua fino a Ortolini, fino a poter irrigare la aiuole del parcheggio di viale Europa, è una prospettiva di grande valore».

Nella foto, Gianfranco Palmisano, al centro, con Donato Pentassuglia, a destra.

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