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Referendum: io voto “si” perché l'interesse degli italiani viene prima

di Lino Viola

15/04/2016 Editoriale

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Referendum: io voto “si” perché l'interesse degli italiani viene prima

Andrò a votare il referendum e voterò “si” affinché non si estraggano il gas e il petrolio fino all'esaurimento dei giacimenti entro le dodici miglia dalla costa, come vuole il Governo, ma solo fino al termine della concessione governativa. M'interessa, infatti, il principio di realtà nella narrazione della verità in favore dell'interesse pubblico.

Assodato che la legge vieta nuove trivellazioni nel mare entro le dodici miglia dalla costa, quelle esistenti o hanno causato un inquinamento gravissimo del quale però non si è mai avuta notizia, e ne sarebbero responsabili lo Stato nei suoi diversi apparati ma anche gli ambientalisti, oppure la tutela dell'ambiente non è in discussione. A quanto si sa, invece, gli impianti sono tecnologicamente all'avanguardia, estraggono soprattutto gas e petrolio solo in qualche caso, non c'è mai stato alcun rischio ambientale nella loro attività. Anzi, finora hanno lavorato senza particolari impatti inquinanti e non se ne prevedono nel futuro. Allora che cosa c'è in gioco veramente? Perché si accusa il Governo di voler beneficiare le lobby dell'energia?

Le concessioni per gli impianti in attività sono scadute o in fase di scadenza. La concessione dà diritto ai titolari di utilizzare un bene pubblico a fini di legittimo profitto per un determinato tempo in cambio del pagamento d'una somma (royalty). Il tempo si calcola considerando i costi di ammortamento dell'impianto e la stima del giacimento di gas o di petrolio che si va a estrarre. Al termine della concessione, il costo dell'impianto è stato interamente ammortizzato e l'imprenditore ha ottenuto il suo legittimo profitto.

Prorogare sic et simpliciter l'estrazione alle condizioni di partenza fino all'esaurimento del giacimento, caso unico in Italia perché tutte le concessioni hanno un termine comprese quelle cimiteriali, costituisce quindi un gentile omaggio di risorse pubbliche del quale non si capisce la ragione.

Voterò “si”, quindi, non perché sia favorevole alla chiusura degli impianti per ragioni ambientali, che non ci sono, o ideologiche, ma affinché il Governo riveda il piano energetico nazionale. In particolare per la Puglia, che già fornisce al resto del Paese una percentuale di energia ben superiore al suo fabbisogno, ricevendo pressoché nulla in cambio.

Va rivista l'intera strategia energetica del Paese. I cittadini pagano troppo l'energia in bolletta. Perciò, nel rispetto delle prerogative ambientali, si favorisca la ridistribuzione dei profitti sull'energia anche alle comunità locali. Mi sembra la maniera migliore per essere cittadini consapevoli dei beni che possiedono.

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