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Vincenzo Angelini: «Vi prometto che il Pd sarà un partito aperto»

di Redazione

18/04/2016 Politica

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Vincenzo Angelini: «Vi prometto che il Pd sarà un partito aperto»

Vincenzo Angelini è il segretario del Partito Democratico scaturito dal congresso di due giorni fa. Non è stata necessaria la conta perché l'altra candidata annunciata, Gisella Marinuzzi, ha ritirato la sua disponibilità e non è andata al congresso. Altrettanto hanno fatto i suoi sostenitori. Restano le critiche di scarsa democrazia interna fatte nei giorni scorsi e pubblicate da alcuni giornali. Angelini ha però dimostrato di avere dalla sua parte quasi tutto il partito. E la sua nomina scaturisce da un congresso, presieduto da Luciano Violante, legittimato dagli organismi provinciali e dal segretario regionale Marco Lacarra.

Come si è arrivati alla tua candidatura, che in qualche maniera avrebbe dovuto rappresentare la sintesi del Pd martinese?

«Per i dettagli occorre chiedere a chi ha partecipato alle riunioni. Io non c'ero per ovvie ragioni di opportunità. Sul mio nome ci sarebbe dovuta essere una mozione unitaria. Non ci siamo arrivati, per cui non è corretto affermare, oggi, che la mia persona rappresenta la sintesi del partito. Sulle qualità personali non sono io a dovermi esprimere. Posso dire di essere entrato in punta di piedi nel Pd martinese tre anni fa, dopo che nel 2012 avevo aperto un comitato in favore di Matteo Renzi per le primarie nazionali inerenti la segreteria del partito. Qualcuno si aspettava, vista anche la mia appartenenza in passato a un'altra forza politica, che la mia adesione al Pd fosse finalizzata a causare dello scompiglio. Così non è stato. Anzi, credo di aver dimostrato di saper fare squadra sulle scelte comuni. Non ho mai chiesto nulla e credo che sia stato apprezzato».

Hai aderito al Pd provenendo dal Movimento per le Autonomie di Raffaele Lombardo perché ti ha attratto l'idea del Partito della Nazione di cui è assertore Renzi?

«No, affatto. Anzi, sono contrario al Partito della Nazione. Sono un moderato e provengo da una famiglia che da sempre è stata democristiana. Il Mpa è un movimento fondato da democristiani nel 2006 che aveva l'ambizione, secondo Lombardo, di diventare la più grande lista civica per il Mezzogiorno. Mi lasciai attrarre da questo progetto ambizioso. Crescendo, ho capito che gli scopi erano altri e ho fatto la scelta di campo del Pd. Tutto qui»

Ti trovi a gestire il partito di maggioranza relativa a Martina Franca e in Consiglio comunale a un anno dalle elezioni. Toccherà a te, presumibilmente, gestire le alleanze, la scelta del candidato sindaco, la formazione della lista elettorale. Quali saranno i tuoi primi atti?

«Per le elezioni c'è tempo e non voglio parlarne adesso. Sono contento, invece, di aver ottenuto dal Presidente emerito della Camera, Luciano Violante, la promessa di organizzare a Martina una scuola di formazione politica. Voglio riaprire il circolo e riavvicinare chi si è allontanato dal partito. Realizzeremo un canale comunicativo affinché tutti gli iscritti possano accedere a tutte le attività dell'Amministrazione comunale, del Consiglio comunale, del gruppo dirigente del Pd. Deve valere il principio della partecipazione di tutti gli iscritti alle attività nelle quali il partito è coinvolto, perché non si è iscritti solo quando si è chiamati a votare il segretario. Spero di riuscire a fare qualcosa di nuovo coinvolgendo tutti: è questa la sfida più difficile».

Intanto ti trovi a dover valutare le critiche di scarsa democrazia interna e d'irregolarità congressuali venute dal gruppo che voleva candidare Gisella Marinuzzi.

«A me sembra che loro abbiano inteso in maniera impropria come garanti quattro persone che non avevano questo compito, bensì quello di coadiuvare nell'organizzazione del congresso il commissario cittadino, Donato Pentassuglia, che per i noti impegni di consigliere regionale non poteva assicurare sempre la sua presenza. L'unica commissione di garanzia è quella della federazione provinciale e la regolarità del congresso è stata confermata. I quattro collaboratori del commissario cittadino erano iscritti come gli altri. Potevano quindi firmare la mozione che preferivano. In ogni caso ci eravamo impegnati ad accettare la candidatura di Gisella anche se non c'erano tutte le dodici firme d'iscritti concordate per ogni candidatura. Siamo stati accusati di non volere il confronto democratico, ma sono stati loro a non presentarsi al congresso. Io penso che sarebbe stato costruttivo avere un confronto con loro. E quale migliore occasione del congresso avevano per esporre le loro ragioni? Se poi ritenevano che ci fossero state delle irregolarità, potevano rivolgersi agli organismi di garanzia del partito: nessuno glielo ha negato. Per tutte queste ragioni, il loro atteggiamento mi è sembrato pretestuoso e offensivo. Delle scuse sarebbero gradite».

L'ipotesi che si voglia mettere in difficoltà il sindaco in quest'ultimo anno del mandato per ostacolarne la ricandidatura, non tanto da parte di Gisella Marinuzzi quanto dei consiglieri del Pd che hanno firmato la sua candidatura, magari con ragioni politiche personali che condizionino l'attività amministrativa, può essere realistica o è fantapolitica?

«Purtroppo mi sembra plausibile. Il problema si porrà fin dal prossimo consiglio comunale e noi abbiamo il dovere di arrivare preparati. Conto, tra oggi e domani, d'incontrare tutti i consiglieri del Pd, e non solo, per verificare le loro ragioni e il loro posizionamento rispetto alle questioni amministrative. Certamente faremo di tutto per evitare che l'Amministrazione comunale, e il partito stesso, finiscano sotto schiaffo di consiglieri che intendano perseguire logiche personali. Per quanto riguarda la ricandidatura del sindaco, è inutile parlarne adesso, anche perché non escludo che il prossimo candidato sindaco il Pd lo scelga attraverso le primarie. Una cosa è certa: se c'è qualcuno che vuol fare fuori Franco Ancona, non può certo farlo in questo modo».

Da quello che dici s'intuisce che cercherai un confronto con i consiglieri comunali che facevano parte della maggioranza e ne sono fuoriusciti. E magari anche con Martino Miali, che ha lasciato l'Udc, forza politica peraltro in maggioranza alla Regione Puglia, dichiarandosi indipendente. Il sindaco ha però ripetutamente detto che non accetterà allargamenti della maggioranza scaturita dalle elezioni.

«Non andremo a stravolgere nulla. Penso però che sia giusto risentire chi si è allontanato dalla maggioranza, e anche dal Pd, e chi non si dichiara in linea con l'opposizione. Non andremo a siglare alcun patto di sangue. Il confronto, però, mi sembra doveroso».

Perché apprezzi politicamente Matteo Renzi?

«È uno molto pragmatico. Sicuramente ogni tanto commette qualche errore anche comunicativo, perché esagera nell'enfatizzare determinati risultati e finisce per non essere visto di buon occhio. Non si può negare, però, che in Parlamento ha fatto cose che altri, con maggioranze più ampie, non sono riusciti a fare».

E di Michele Emiliano che cosa pensi?

«È uno che dà l'impressione di essere molto egemone e burbero. Forse dovrebbe mettere da parte questa idea di egemonia e cercare maggiore sintesi nell'ambito del partito. Lo vedo molto egocentrico. Ma in senso non del tutto negativo».

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