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Direttore Pietro Andrea Annicelli

Il cappotto di Putin e noi

di Pietro Andrea Annicelli

25/01/2016 Editoriale

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Il cappotto di Putin e noi

Vladimir Putin ha nel suo guardaroba almeno un cappotto della collezione Teresa Tardia dell'azienda T&T. Ciò dal 2006. La notizia, emersa al Pitti Immagine Uomo una decina di giorni fa, circolava da tempo nel settore della moda. Merita però attenzione un altro aspetto. Putin al cappotto pregiato fatto a Martina non c'è arrivato grazie a qualche abile operazione promozionale. Molto probabilmente ce l'ha per la più semplice e banale delle ragioni: gli è piaciuto, se l'è comprato. Stessa cosa ha fatto Federica Pellegrini con gli abiti Rosso Rame di Daniele Del Genio e Bruno Simeone.

Se l'uomo più potente del mondo, almeno secondo la rivista statunitense di economia e finanza Forbes, indossa un abito che ha scelto, e se altrettanto fa la nuotatrice più forte del mondo, è un'attestazione di qualità significativa per le aziende che li hanno realizzati. Oltre a congratularci con loro, la vicenda ci fa riflettere sulle qualità che il nostro territorio racchiude, spesso all'insaputa di tanti che ci vivono e che magari si sfogano nei social network per provare a darsi un'identità critica.

Un pregio dell'Amministrazione comunale è la sostanziale attenzione alla qualità e al valore di ciò che siamo e che abbiamo. Niente di eccezionale, beninteso. Una maggiore e più moderna sensibilità, però, rappresenta un'importante gratificazione dell'intelligenza e dell'identità civile dei martinesi, oltre a dare senso al patto generazionale su cui la città ha puntato tre anni fa. Il Comune, ancora arretrato ma non più chiuso in se stesso, smette d'essere, nell'immaginario di molti, il luogo dal quale scendono i ladri perché devono salire i mariuoli, secondo il discutibile detto dialettale, per divenire una realtà istituzionale da criticare, doverosamente, se si rende criticabile, ma verso la quale porsi con rispetto e fiducia perché, sostanzialmente, ci rappresenta.

Franco Ancona ha il merito, finora, d'una sindacatura forte che ha saputo, a differenza dei suoi predecessori, emanciparsi da una politica debole, spesso inconsistente, talvolta contraddittoria. È la maggiore discontinuità rispetto al decennio delle Amministrazioni Conserva e Palazzo. Questo atteggiamento gli ha consentito di trasmettere ai concittadini, anche mantenendo inalterata la maggioranza eletta nel 2012, un senso di coerenza e di stabilità. Non siamo alla perfezione e non mancano situazioni discutibili. Certe assunzioni in Comune, ad esempio, suscitano perplessità, così come la costruzione delle case popolari private in contrada Giuliani. Fanno bene i consiglieri comunali che hanno sollevato questi problemi a insistere nel fare chiarezza, se ritengono che ci siano zone d'ombra. Le controversie, però, non rappresentano il marchio di fabbrica dell'Amministrazione comunale. Che si segnala, semmai, per voler affrontare e cercare di risolvere situazioni ossidate da un passato che non voleva passare: le giostre in città trasferite al Pergolo, l'appalto rifiuti, le stesse vicende urbanistiche.

La buona gestione dell'emergenza neve della settimana scorsa, dopo le difficoltà d'un anno fa causate principalmente da una nevicata sottodimensionata nelle previsioni e dal mancato intervento di altri enti per i servizi di loro competenza, ha dimostrato che il Comune cerca di rendere pienamente accessibili i servizi e le garanzie di sicurezza che qualificano la vivibilità d'una città. In questo senso, l'Amministrazione Ancona resta un effetto della partecipazione popolare. Si può poi discutere se questa partecipazione sia costante e diffusa o non proceda piuttosto per mobilitazioni occasionali su temi specifici, uno tra tutti la raccolta differenziata dei rifiuti. È stata però delineata una tendenza inclusiva, il rapporto orizzontale tra amministratori e cittadini, che potrà e dovrà essere perseguita anche dalle Amministrazioni del futuro a prescindere dal loro orientamento politico. Non è poco.

La ricerca dell'eccellenza, e il superamento delle chiusure in cui si annidano gli indebiti particolarismi, può risultare una maniera di fare le cose che, recepita per osmosi, può diffondersi ai vari livelli della vita cittadina. Una sorta di concorrenza verso il meglio può, così, tornare a essere un aspetto positivo dellamartinesità. Merita un cenno in questo senso, per restare alla gestione comunale, l'intensa attività svolta nel triennio dall'Assessorato alla Cultura gestito da Antonio Scialpi, incessantemente impegnato, a vari livelli e in sinergia con le realtà del sapere, nel produrre e nel diffondere contenuti per formare e stimolare le coscienze, in particolare il senso critico. D'altro canto, per restare alla buona prassi istituzionale, va calibrato il rapporto tra l'esecutivo e il Consiglio comunale.

Il primo, per volontà del sindaco, considerato anche il livello piuttosto basso del secondo e il personalismo di singoli consiglieri, ha spesso ritenuto di accelerare su determinati provvedimenti. Ciò anche per non farsi imprigionare dai ricatti incrociati che hanno logorato le precedenti Amministrazioni. Questa pratica, oltre a suscitare malumori più e meno giustificati, ha finito per trascurare anche l'attività qualificante svolta da alcuni consiglieri e gruppi. Si è inoltre affermata la tendenza della dirigenza comunale ad appiattirsi sull'azione dell'esecutivo non attuando delibere consiliari importanti. Il bilancio sociale partecipato e la tecnostruttura amministrativa per le politiche comunitarie, ad esempio, sarebbero realizzazioni progressiste che non andrebbero rinviate sine die. Sarebbe inoltre un compito dei partiti, soprattutto di quello di maggioranza relativa, il Partito Democratico, garantire la partecipazione dei consiglieri all'azione amministrativa senza che umori negativi e piccoli interessi finiscano per intralciarla.

Resta grave che il Pd, dopo tanti anni, non sia ancora riuscito a darsi un'identità definita. Ciò riduce il valore delle vittorie elettorali, peraltro ottenute con il Centrodestra debole e diviso. E Donato Pentassuglia, la cui leadership è indiscutibile in termini di consenso personale e di capacità di lavoro, non ha ancora dimostrato quella persuasione morale che ne farebbe un leader politico maturo e completamente affidabile. Serve in politica quella concorrenza verso il meglio che le parti più avanzate della società martinese stanno dimostrando di saper praticare. Ѐ la migliore alternativa alla crisi, alla maldicenza, alla stagnazione.

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