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Direttore Pietro Andrea Annicelli

Martina al tempo del Covid: il contagio, la Regione, la Asl, gli irresponsabili

di Redazione

17/11/2020 Società

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Martina al tempo del Covid: il contagio, la Regione, la Asl, gli irresponsabili

 

 

«Non si arresta la curva epidemiologica sebbene possiamo parlare di una timida stabilizzazione dei casi di contagio da coronavirus in città. Rispetto alla comunicazione di domenica, si rilevano otto casi positivi in più. Oggi ci sono, quindi, in città duecentoventotto cittadini positivi al Covid 19 mentre duecentoquarantasei sono in isolamento fiduciario: di questi, cinquantuno hanno già effettuato il tampone e risultano negativi». Così parlò il sindaco Franco Ancona, lunedì pomeriggio, per l’ultima comunicazione sulla situazione del contagio a Martina Franca.

 

LE RESTRIZIONI

In precedenza, domenica sera, due ordinanze restrittive. La prima sospendeva il mercato del mercoledì per i generi non alimentari e chiudeva fino al 30 novembre le ville comunali e le aree gioco, compresa quella per il pic nic del Bosco delle Pianelle, nonché il cimitero comunale «fatte salve le operazioni urgenti e di tumulazione ed estumulazione con la presenza di un numero limitato di familiari». Vietava inoltre la permanenza e lo stazionamento di persone, non motivati da ragioni di stretta necessità, nell’area del centro storico ricompresa da ambo i lati delle vie Paisiello, Mercadante, Rossini, piazza Mario Pagano, vie Donizetti, Pergolesi, Bellini, Mascagni, Aprile, Santoro e Corso Italia nonché nelle piazze Crispi, Vittorio Veneto, Motolese, Marconi, in via Montegrappa, in via e vico II Trieste. La seconda ordinanza, dopo la positività d’un collaboratore scolastico, sospendeva l’attività didattica e chiudeva fino al 25 novembre l’Istituto comprensivo Marconi.

 

DRIVE THROUGH

Intanto il Comune si è organizzato per l’esecuzione di tamponi rapidi, indispensabili per comprendere la diffusione del virus nel territorio attraverso un adeguato tracciamento. La sede del presidio di drive through, dove cioè poter effettuare i tamponi direttamente nell’auto (nella foto), è stata allestita in un modulo container nel foro boario in località Ortolini con buona pace del consueto mercato concorso del cavallo murgese che si svolge in questo periodo dell’anno. Da stamattina sono in corso i primi tamponi effettuati dal Servizio sanitario ai contattati dal Dipartimento di Prevenzione della Asl, condizione per poter accedere al servizio. Per garantire una celere risposta agli studenti, ai volontari della Protezione civile e al personale scolastico e comunale entrati in contatto con un soggetto positivo, l’Amministrazione comunale ha incaricato gli uffici di attivare delle convenzioni con i laboratori autorizzati per la somministrazione gratuita di test antigenici rapidi. È una modalità che non sostituisce quella dell’Asl, ma l’affianca per aiutare le famiglie ad affrontare più serenamente il periodo d’isolamento fiduciario imposto dal Dipartimento di prevenzione.  

Se a ciò si aggiunge la preventiva organizzazione, fin da settembre, del sistema scolastico in presenza e dei relativi trasporti, cosa che non ha fatto la Regione nell’intera Puglia con evitabili disagi per la popolazione, e ovviamente l’attività di verifica preventiva mai sospesa e da un mese affidata al Centro operativo comunale istituito per l’emergenza Covid, si ricava un buon quadro generale di mobilitazione da parte del Comune in relazione alle sue specifiche responsabilità. Ciò soprattutto se si considera il clima d’incertezza a cui non sono estranei comportamenti tardivi, umorali e contraddittori del governo nazionale e regionale. Ed è questo clima che alimenta prevedibili preoccupazioni e allarmi, aggravato da situazioni d’irresponsabilità di gruppi di cittadini artefici, nelle scorse settimane, di assembramenti in locali pubblici e dimore private per feste documentate sui social network, verosimili cause d’una parte significativa del contagio a Martina e, forse, di qualche decesso. Scaricare poi le colpe sempre sugli altri, o sulla politica, è un’abitudine diffusa.

 

IL COVID E LA POLIZIA LOCALE

Il 12 novembre un ignoto e sedicente cittadino arrabbiato inviava una e-mail a Cronache Martinesi: «Gentile direttore, chi le scrive è un cittadino angosciato dall'attuale situazione e che, per conoscenza diretta, è venuto a sapere che tre vigili che prestano servizio a Martina sono positivi al Covid 19 come risultato dal tampone Asl. Nonostante tali positività di martedì e ieri, gli altri vigili continuano a lavorare tra la gente senza che nel frattempo chi di dovere abbia provveduto a verificare se altri ne siano stati contagiati. Perciò tutta la cittadinanza è a rischio, addirittura fanno servizio davanti alle scuole. Ma dove siamo arrivati, invece di tutelarci mettono a rischio la nostra salute! La prego, ci aiuti lei. Quello che ho scritto è facilmente riscontrabile perché politici e dirigenti ne sono al corrente, ma non fanno nulla. Grazie».

Un giro di telefonate e qualche ora di attesa: il tempo di conoscere l’esito del tampone a cui era stato sottoposto tutto il personale in divisa, impiegatizio e operaio del Corpo di Polizia locale. Tre vigili, effettivamente, erano risultati positivi al test sierologico. Uno di essi aveva ricevuto conferma dal tampone. Immediatamente erano stati mandati a casa in isolamento. Gli altri, però, stavano bene: il tampone antigenico aveva dato esito negativo per tutto il personale della Polizia locale compresi gli impiegati e gli operai. Né c’era stato contatto con il pubblico, per cui il sospetto sui vigili urbani che diffondevano il contagio si rivelava infondato.

 

BENE IL COMUNE, MALE LA REGIONE

L’accaduto, però, era emblematico del timore, legittimo finché non diventa irrazionale, che pervade la cittadinanza. Interveniva a rappresentare le preoccupazioni di molti Michele Marraffa chiedendo «controlli severi nelle strade e nelle piazze e una maggiore presenza sul territorio». Il referente di Forza Italia rilevava: «Nella seconda fase tentennamenti, indecisioni, scelte poco chiare, azioni blande e una comunicazione approssimativa da parte di governo, Regione e Comune sono inammissibili e potrebbero generare ulteriore confusione nella popolazione, che al contrario ha bisogno di certezze e soprattutto di qualcuno che la guidi con autorevolezza. Se da un lato si chiede al cittadino di rispettare le regole, dall’altro bisogna dar prova di efficienza al comando. E ciò non sta avvenendo».

Era indubbiamente vero se riferito ai governi nazionale e regionale, abbastanza ingeneroso nei confronti dell’Amministrazione comunale. Un altro deficit istituzionale nel contrasto al Covid che gli amministratori si trovavano a fronteggiare veniva dalla decisione della Asl di Taranto di reperire posti letto per la cura degli infettati riconvertendo in strutture Covid i reparti di Medicina, Cardiologia, Pediatria, Terapia intensiva e subintensiva del presidio ospedaliero Valle d’Itria. Nel concreto, l’ospedale cittadino dovrebbe divenire una struttura cosiddetta promiscua, cioè con reparti dedicati alla cura dei malati di Covid e altri reparti che restano alla loro attuale funzione. È un effetto dell’immobilismo che la Regione ha fatto registrare, da maggio a oggi, nel riorganizzare il sistema sanitario regionale per affrontare la prevedibile seconda ondata della pandemia fuori dalle logiche sommarie dell’emergenza.

 

NO ALL’OSPEDALE PROMISCUO

L’Amministrazione comunale il 13 novembre formulava una delibera d’indirizzo con contenuti fatti propri anche dal sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, e dal presidente della Provincia, Giovanni Gugliotti. Questa delibera chiedeva alle autorità sanitarie provinciali e regionali di rivedere la proposta di piano che avrebbe trasformato il presidio ospedaliero Valle d’Itria. Ciò «considerato che la soluzione indicata, data la conformazione architettonica del presidio che non assicura accessi e percorsi differenziati, mostra criticità legate alla compresenza all’interno della stessa struttura ospedaliera di ambienti che potrebbero essere esposti a rischi di contagio; si sono rivelate positive le soluzioni già sperimentate di interi complessi ospedalieri dedicati al Covid e sono presenti sul territorio strutture ospedaliere non utilizzate che possono essere adibite a reparti dedicati ai pazienti affetti da Covid; le cliniche private, che rappresentano il 60% dei posti letto della provincia di Taranto, non sono coinvolte nel piano presentato; si rende necessario il loro apporto nella cura dei casi di Covid anche per consentire agli ospedali pubblici di continuare a garantire l’accesso sicuro ai Pronto soccorso e alla medicina di urgenza,  tradizionalmente e quasi esclusivamente  assicurato dalle strutture pubbliche; dato atto che l’Amministrazione comunale, al fine di ridurre il disagio dei cittadini in attesa all’esterno dell’ospedale cittadino, ha installato provvisoriamente, per il periodo estivo, dei gazebo forniti dalla Croce Rossa Italiana; visto il perdurare dell’emergenza e l’imminente stagione invernale, ha già deliberato di posizionare delle tensostrutture in metallo con pareti in pvc per evitare che i cittadini che abbiano necessità di usufruire dei servizi ospedalieri siano esposti alle intemperie per il tempo necessario al loro ingresso nel nosocomio; ha messo a disposizione della Asl di Taranto il nuovo foro boario in località Ortolini per l’allestimento di un presidio della rete di drive-through per l’esecuzione di tamponi; al fine di limitare l’afflusso degli utenti alla Farmacia ospedaliera e di preservare la struttura ospedaliera da rischi di diffusione del contagio, ha avviato la procedura per assicurare, grazie al partenariato con Cittadinanzattiva/Tribunale per i Diritti del Malato, il servizio di consegna a domicilio dei farmaci dispensati dalla Farmacia».

Al grido di dolore, oltre allo stesso Tribunale per i Diritti del Malato con una lettera aperta della referente Lucia Aquaro, si associava il vice coordinatore regionale della Lega, Gianfranco Chiarelli, che rilevava, tra l’altro: «Una promiscuità sanitaria ancora più pericolosa per i pazienti del reparto Oncologia, una delle eccellenze dell’ospedale di Martina Franca, malati le cui difese immunitarie sono indebolite e per cui il Covid-19 potrebbe essere letale. Soprattutto impedirà a tantissimi cittadini di poter accedere alle cure per le altre patologie: i nostri bambini in quale pediatria saranno curati? Un infartuato dove dovrà ricoverarsi? Che disagi dovranno sopportare i familiari dei ricoverati?». Idem il consigliere regionale d’opposizione Renato Perrini, Fratelli d’Italia, che evidenziava: «Quello di Martina in questo momento non è un ospedale, ma un cantiere, anzi almeno dieci cantieri con operai che lavorano in mezzo ai reparti. Ho redatto un dossier fotografico che ho consegnato al prefetto di Taranto, al direttore generale della Asl, all’assessore Pierluigi Lopalco e a Michele Emiliano. Visto che vanno in televisione a parlare degli ospedali della Puglia senza visitarli, ora glielo faccio vedere almeno in fotografia. L’ospedale di Martina Franca ha un unico accesso e non è possibile separare i passaggi Covid e non. A meno che non si voglia rischiare, come già successo all’ospedale di Castellaneta, che ricoverati per altre patologie prendano il Covid in ospedale. Ribadisco, come disse Lopalco, l’opportunità di hub esclusivamente Covid in luogo di ospedali promiscui».

 

QUEI CITTADINI COLPEVOLI

Quella della Regione, a sua volta sollecitata dall’Ordine dei medici il cui presidente regionale lo è anche dei medici in tutta Italia, appare una ricerca alquanto frettolosa, affannosa e tardiva di posti letto per gli infettati dopo che l’esecutivo non ha dato seguito alla programmazione annunciata a maggio dal direttore del dipartimento Salute della Regione, Vito Montanaro. Le conseguenze ricadono sui territori. Intanto l’Amministrazione comunale ha convocato per domani, in sessione straordinaria, un Consiglio comunale monotematico «al fine di conoscere l’evoluzione dell’epidemia Covid 19 e i provvedimenti che si intendono adottare».

È un’occasione, per l’opposizione, di far sentire la sua voce in difesa degli interessi dei cittadini. Tuttavia c’è poco o nulla da rimproverare all’Amministrazione comunale, che ovviamente non è responsabile delle eventuali carenze e inadempienze di quella regionale. Semmai va ribadita, una volta in più, la responsabilità di quei cittadini che, insensibili ai rischi per sé e per gli altri, hanno dato vita non soltanto in estate, ma anche negli ultimi tempi, ad assembramenti conviviali che potrebbero, nell’ordine delle probabilità, essere una delle cause principali della diffusione del virus a Martina Franca.

Occorre un’operazione verità che prescinda dagli interessi di parte. E in questo si è rivelato ancora una volta esemplare, nella sua schietta durezza, l’assessore Antonio Scialpi, vera coscienza critica della comunità martinese. Un suo post su Facebook del 14 novembre fa chiarezza in maniera esaustiva: «Tanti casi ancora da processare con i tempi lunghissimi della Asl (una Asl da commissariare che teorizza gli ospedali promiscui) per il tampone molecolare, con le file di ambulanze al Moscati di Taranto, con i laboratori privati presi di assalto ai primi sintomi di sofferenza. Il frutto di cosa? Esclusi i casi di cittadini che si sono purtroppo contagiati sui posti di lavoro o nella loro pendolarità di lavoro, restano tantissimi casi di adulti e di giovani adulti irresponsabili. In questa città anche stasera ci sono state frotte di giovanissimi assembrati. Quante multe? E dobbiamo dire la verità: questi giovanissimi viaggiano ancora sovente senza mascherine. Unitamente ad adulti che danno il cattivo esempio. Molti adulti. Quante multe? Nessuno nei commenti social ha il coraggio di ricordare le feste, i convivi delle settimane scorse. Comprese feste post prime comunioni e cresime di qua e di là. Le allegre cene conviviali di fine ottobre. E le nuove tendenze, dopo il Dpcm ultimo che chiude ristoranti e bar alle 18.00, di panzerottate e fornelli fumanti nelle ville di campagna. Dalla città alla campagna. Con le stesse comitive del venerdì e del sabato sera. E poi correre a fare in settimana tamponi? L' ipocrisia fottuta di dribblare le regole. La doppia morale di far valere le regole per gli altri e non per sé. La trasgressione sulla salute propria e di una comunità. Ora viene chiesto al sindaco di chiudere tutto. Nel tempo scorso, dimenticato e rimosso da quasi tutti, si chiedeva di aprire tutto. Che le ore 2 di notte era regola liberticida. A prescindere dagli schieramenti politici. Un trasversalismo becero e confuso in cerca di like e di voti. Ma la giusta misura non esiste? Una via di mezzo? Un equilibrio? Per forza uno ora deve fare lo sceriffo? E la preoccupazione per i propri figli? E quale esempio hanno dato ai propri figli padri e madri giovanilisticamente giovani che dicevano: siamo stati tutti giovani... Un ceto medio impazzito. Lasciamo stare. Una cosa voglio dire. Leggo di richieste di chiusure delle scuole. Per alcuni sarebbero la causa del diffuso contagio. Una bestemmia. Ok, chiudetele le scuole. Fate stare a casa i ragazzi e i bambini. Obbedisco. Ottima la didattica a distanza. Ma se pensate di lavarvi la coscienza sporca in questo modo vi sbagliate. A parte il contagio per lavoro, è da imbecilli non riconoscere i propri errori. Le esagerazioni. Ora pagheranno i più piccoli la diffusa cretineria dell'ebbrezza. Diciamoci la verità. E agiamo possibilmente uniti e coesi. Con idee chiare e distinte. Non con i luoghi comuni che non tengono conto dei dati. Prima diciamoci la verità».

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