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Direttore Pietro Andrea Annicelli

Bruno Maggi e gli Stati generali dell’economia

di Redazione

01/10/2017 Economia

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Bruno Maggi e gli Stati generali dell’economia

A sentirlo parlare capisci perché Martina Visione Comune ha tanto insistito affinché fosse nella squadra di governo della città, al punto da indurre il sindaco a far entrare in giunta Antonio Scialpi, eletto consigliere nella stessa lista civica, come tecnico. Bruno Maggi, amministratore unico di un’azienda che si occupa di piscine, benessere e domotica, assessore allo Sviluppo economico e al Suap, sembra un po’ Topolino dei fumetti: intelligente, acuto, capace di una visione d’insieme che non escluda nessuno. Si appassiona mentre delinea ipotesi di futuro possibile. Non è per caso che sulla sua scrivania ci stia un libro di Adriano Olivetti.     

Gli addetti ai lavori parlano dei cosiddetti stati generali dell'economia che il suo assessorato intende organizzare nelle prossime settimane. Di che cosa si tratta?

«Bisogna partire dallo stato attuale dell’economia martinese e fotografarne la condizione. Una città è una comunità. Per poter progredire ha la necessità di condividere e capire dove vuole arrivare: quale obiettivo dobbiamo darci a lungo termine. Per definirlo, occorre superare l’individualismo imprenditoriale coinvolgendo le attività economiche, le scuole, le associazioni in tutte le loro espressioni, negli stati generali dell’economia. Attraverso il contributo e il confronto delle idee e delle opinioni di tutti, essi andranno a delineare l’indirizzo economico che Martina dovrà assumere nei prossimi venti, venticinque anni. Potremmo ragionare avendo come orizzonte una Martina 2040. È importante, in questa discussione, coinvolgere i giovani sia neolaureati che diplomati. Noi scriveremo il loro futuro, per cui è indispensabile che ne siano partecipi: se il futuro non è condiviso, non avrà motivo di esistere. Se vogliamo raggiungere un obiettivo a lungo termine, è come una corsa a staffetta tra le generazioni. Perciò questa grande assemblea dovrà coinvolgere tutti. Sarà un momento determinante di discussione e di partecipazione. Nel concreto, ne dovrà venire fuori un documento condiviso che costituirà, per l’Amministrazione comunale, un atto d’indirizzo amministrativo».

L’Amministrazione comunale sarà una sorta di arbitro o un player?

«L’Amministrazione comunale non si sostituirà alle imprese, ma parteciperà alla discussione. Sarà quindi una via di mezzo perché dovrà coordinare gli sStati generali dell’economia di Martina. Quando ci sarà il documento programmatico, tutti conosceranno, a partire dalle aziende, la direzione e il mercato verso i quali muoverci insieme. Gli stati generali daranno, in poche parole, i compiti a casa che ciascuno dovrà fare per progredire insieme agli altri verso l’obiettivo comune. L’Amministrazione comunale farà le sue proposte per quanto riguarderà l’assetto e le strutture che la città dovrà avere per raggiungere l’obiettivo. Quando questo assetto e le strutture saranno stati definiti insieme, l'Amministrazione dovrà fare la sua parte per realizzarli».

Allora quali sono le linee programmatiche dell'Amministrazione comunale per quanto riguarda le attività produttive e in generale l'economia?

«Gli stati generali fanno parte del programma amministrativo come momento di partecipazione per costruire la città che vorremo tutti. Una città di qualità crea economia di qualità, per cui guardiamo a strutture di accoglienza puntando sulle nostre eccellenze. Considero questo punto fondamentale perché quella italiana è una grande storia di eccellenze nell’artigianato, nell’architettura, nell’industria, nelle manifatture in genere. La grandissima produzione, se non il tessuto stesso dell’economia italiana, è fatto dalle piccole e medie imprese. Andare a riprenderci le tradizioni che hanno fatto diventare grande Martina, metterle in discussione rispetto al mondo e alle tecnologie, delineare quale potrebbe essere il futuro, ci aiuterà a mantenere le posizioni che abbiamo e a progredire. Ho in mente, per intenderci, un contadino con l’Ipad. Penso quindi a un’attività agricola di forte tradizione, però innovata. In particolare, nel modo di presentarsi sul mercato».

Qual è la situazione complessiva dell'economia cittadina e verso quale futuro ci stiamo indirizzando?

«Considero e valuto quello che ho ascoltato incontrando vari imprenditori di diversi settori. In linea generale, alcuni stanno crescendo, altri sono in una fase di uscita dalla crisi. Ci sono però settori, come l’edilizia classica, che sono fermi. Per questi settori occorrerà trovare nuovi sbocchi nella rigenerazione e nella riqualificazione. Mi sembra abbastanza chiaro che le imprese che hanno investito in eccellenza sono uscite prima dalla crisi o hanno meno sofferto. È un dato sul quale soffermarci per individuare il mercato in cui, come città, dovremo collocarci. Ma, ripeto, non può farlo l’Amministrazione comunale con un atto dirigistico, altrimenti l’Amministrazione successiva, soprattutto se sarà di orientamento politico diverso, potrà stravolgerlo secondo i propri intendimenti. Dovranno invece farlo le imprese, le attività artigiane, i cittadini di Martina Franca, in maniera che rappresenti un obiettivo concreto della comunità martinese e un dovere morale, oltre che programmatico, per ogni Amministrazione comunale che si succederà. Non possiamo ricominciare da capo ogni volta. Affinché cresca l’economia di una città, è indispensabile che ci sia una crescita di comunità. Io, come assessore, posso dire come la penso. Poi c’è il pensiero degli altri che porterà, congiuntamente, a un indirizzo amministrativo. Personalmente ritengo che occorra investire in formazione: è la chiave di tutto. Se non facciamo formazione, non possiamo avviare la ricerca e favorire lo sviluppo individuando nuovi mercati. Noi martinesi siamo bravi a presentarci bene all’estero. Occorre fare incoming per le imprese che vogliano investire puntando sulle nostre caratteristiche migliori. È prodotto interno lordo che cresce nel territorio ed è importante. Altrettanto importante è che i nostri ragazzi non vadano via. Attraverso la loro formazione, le imprese potranno innovarsi e continuare a crescere».

Il professor Francesco Lenoci ha parlato di una Martina forte come economia intangibile, quindi in immagine, e della necessità di essere più forte come economia tangibile, in particolare avvalendosi del Festival della Valle d'Itria e della cultura come vantaggio competitivo.

«È una riflessione che condivido. Io penso che l’economia di Martina abbia perso di vista l’obiettivo finale: perciò occorrono gli stati generali dell’economia. Ogni impresa corre per sé e fa una piccola corsa senza contribuire all’obiettivo generale. Manca la condivisione, quindi l’unione che faccia la squadra. Quello stesso individualismo competitivo che in passato ha fatto crescere Martina con la globalizzazione, oggi l’ha resa più debole. Ritengo che ogni impresa abbia le sue caratteristiche ma che debba darsi degli obiettivi rispetto ai quali ragionare insieme. Se non si ragiona sui mercati, sulle strutture, su quale città si vuole, non si otterrà un obiettivo comune verso il quale dirigersi tutti insieme. Il Festival è un attore, anche economico, che ha un’immagine, un mercato. Abbiamo però altre eccellenze e tutte tendono ancora a operare in maniera individuale. Dobbiamo perciò rendere strutturale un sistema, cioè sapere dove, nel 2040, dovremo trovarci tutti. E senza il coinvolgimento dei giovani, non ci riusciremo. La globalizzazione non ha reso un problema vivere a Martina, ma creare le condizioni per farlo. Oggi in sette ore sei a New York, per cui i nostri clienti sono nel mondo. Il problema è quanta volontà ci sia per far brillare Martina in un contesto europeo. Perciò mi sembra importante che nel nostro territorio si pensi e si crei una scuola di alta formazione che possa far convergere studenti europei. Faccio affidamento su uno scatto d’orgoglio di tutti noi martinesi per affermare le eccellenze del nostro territorio nel contesto globale».

Quanto contano i legami con il territorio nonché nazionali e internazionali?

«In questo coinvolgimento del territorio non adotto, come metro di paragone, quello che ha fatto o faccia Locorotondo, o Alberobello, ma le migliori eccellenze del mondo nei vari settori economici: compresa la musica, visto che abbiamo accennato al Festival della Valle d'Itria. Tutto è economia: compresa l’arte e la cultura in genere. Cosa possono generare, in termini di ritorno economico, i palazzi storici? E se istituiamo un museo della moda? Ecco perché tutto è collegato. Noi dobbiamo semplicemente capire dove dobbiamo andare: puntare la freccia e far scattare l’arco. Tutti insieme. A questo servono gli stati generali dell’economia: perché nessuno ha, da solo, l’autorità e la competenza per farlo. Allora, insieme, dovremo disegnare la mappa strategica della città. Senza, non andremo da nessuna parte».

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