cronache martinesi

Direttore Pietro Andrea Annicelli

Centro storico: bellezza e abbandono

di Piero Marinò

19/11/2021 Editoriale

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Centro storico: bellezza e abbandono

 

Il Pug, piano urbanistico generale, è un progetto sulla città futura, redatto da architetti, ingegneri, geometri e, per questo motivo, può essere compreso meglio dai tecnici.

Chi non è un tecnico non può addentrarsi più di tanto nei meandri di questo piano. Ma questo implica dei limiti, solleva perplessità.

Chi stende un documento fondamentale come questo ha il dovere farsi capire e di chiedersi: chi siamo, da dove veniamo e dove vogliamo andare, qual è la vision della città futura.

In questo Pug c'è una vision, ma manca un elemento fondamentale, un concetto essenziale e identitario della nostra comunità.

La storia di Martina è nel suo patrimonio artistico e paesaggistico, nella sua economia passata e presente. È in quella bellezza che sedusse illustri studiosi come Cesare Brandi e Adriano Prandi, i quali la celebrarono nelle loro pubblicazioni.

È la Martina più conosciuta in Italia e nel mondo.

Il centro storico è il vero tesoro di Martina!

In questo documento, di migliaia di pagine, redatto con diligenza e dovizia, anche eccessiva, di grafici, diagrammi, mappe, non vedo tracce di calore, di passione, di amore per la città antica. Se Martina possiede un patrimonio artistico grazie al quale è stata definita un unicum, allora non si può prescindere, nell'immaginare la Martina del terzo millennio, da questa eredità che abbiamo il dovere di tutelare e, anzi, far brillare, così come vengono lucidati i gioielli di famiglia.

Martina non è solo barocca e rococò, ma conserva importanti tracce di architettura rinascimentale che non sono conosciute, anche perché impropriamente coperte da calce.

Ebbene l'attuale Pug non attribuisce, a mio modesto parere, l'importanza giusta a questa ricchezza che ci è stata tramandata e che noi dobbiamo affidare alle giovani generazioni.

Naturalmente non sto dicendo che bisogna occuparsi solo del centro storico. Ma, nella lettura della relazione generale del documento che progetta la Martina che verrà, non ho letto mai la parola Bellezza. Eppure la ricerca della Bellezza è una costante nella storia di Martina: coloro che abitarono nella città angioina perseguirono sempre questo obiettivo.

La Bellezza, la passione, l’amore, ci tengono in vita, ci scaldano il cuore.

Dalla lettura della Relazione del piano rilevo che questo concetto e questa idea non emergono dallo strumento urbanistico che si sta progettando; proprio perché non è stata data la dovuta considerazione alla bellezza di cui i tecnici non sono consapevoli. Personalmente ho riscontrato questa carenza, forse perché particolarmente innamorato dell'arte e del patrimonio artistico martinese. Ma dalla considerazione e dagli investimenti che si intendono fare per il nostro museo diffuso dipende la vision della città.

Questo vale tantissimo per quel che riguarda il centro storico: fa la differenza. Se il centro storico e i monumenti sparsi nel territorio saranno oggetto di cura, restauri; se si rimuoveranno le erbacce dai monumenti rinascimentali e barocchi (come in vico Beatrice Cenci 4, Via Ageslao Milano 13, via Manzoni, via Giovan Battista Vico, eccetera); se si elimineranno le incrostazioni secolari di calce che nascondono la bellezza della pietra e, molto spesso, epigrafi (come in via Stabile, via Alfieri 67, via Manzoni 39, eccetera); se si porrà l’attenzione giusta a tante pareti prive di intonaco (via Ignazio Ciaia, per citare solo uno dei tanti casi); se la città si doterà di un nuovo Regolamento dell’Ornato che imponga direttive e stabilisca criteri circa la manutenzione di tanti manufatti artistici, allora vedremo un’altra Martina, una città tirata a lucido, splendida, capace di stupire, ancora una volta, nella quale la popolazione vorrà tornare a vivere. Ma non devono più esistere portali barocchi, uno di fronte all’altro (via Poerio 3), uno elegante, godibile, raffinato, e l’altro nascosto, coperto da quintali di calce che ne celano le forme, la bellezza. Non dobbiamo più registrare comportamenti profondamente sbagliati come quello di chi, in via Arco Caroli, ha cancellato con la calce, forse per sempre, una epigrafe.

La vita nell’intreccio viario si riduce al brulichio di gente, tra piazza Roma e piazza Garibaldi, in un susseguirsi di negozi di abbigliamento, paninoteche, bar, macellerie. Nella restante parte dell’antico centro abitato gli esercizi commerciali si contano sulle dita di una sola mano. Poco più di tremila abitanti, per lo più stranieri trasferiti in Italia, occupano case che, diversamente, sarebbero in disuso. Troppe situazioni parlano di abbandono, di silenzio e solitudine, di vuoto.

Speriamo di non vedere più situazioni di degrado, come quella che per anni si è registrata in vico III Alfieri dove non è bastata l’edicola votiva con l’immagine della Deposizione a dissuadere gli incontinenti, ragion per cui gli abitanti di quello spazio angusto e male odorante hanno pensato di barricarsi con piante e una piccola staccionata di legno. All’interno del vico c’è una finestra (murata!) con l’epigrafe 15 JHS 95. Nelle pietre di queste finestre, degli ingressi e dei ballatoi, dei portali, è scritta la storia degli individui che le hanno usate, abitate. Una storia da salvare, da raccontare.

L'architettura, fatta d'arte, evoca e gestisce una serie di immagini che attivano i nostri sogni e le nostre emozioni, le paure e i desideri. Suscita emozioni. L’Arte è per commuovere.

Il centro storico è il luogo dell’anima della città. E quando ci aggiriamo nelle antiche strade non ci muoviamo tra pietre, portali, pareti, palazzi, finestre, mascheroni, ma dentro una psiche, nella storia delle ansie e delle aspirazioni, delle ambizioni, delle conquiste e delle sconfitte di una popolazione che ha costruito la propria identità, con le chiese e con le residenze private, attraverso una costante ricerca di Bellezza.

Questo Pug, dunque, ha non il compito, ma il dovere di recuperare, ora o mai più, la sacralità del nostro patrimonio artistico e paesaggistico.

Se questo obiettivo non sarà raggiunto, allora avremo perso una grande occasione per crescere, per trasmettere un messaggio positivo alle giovani generazioni.

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