cronache martinesi

Direttore Pietro Andrea Annicelli

«Cappottari siamo noi»: Francesco Lenoci lancia il suo slogan dopo Pitti Uomo

di Redazione

20/01/2017 Economia

Valutazione attuale:  / 8
Scarso Ottimo 
Vota
«Cappottari siamo noi»: Francesco Lenoci lancia il suo slogan dopo Pitti Uomo

«Cappottari siamo noi»: è lo slogan che Francesco Lenoci, docente di Metodologie aziendali all’Università Cattolica di Milano e titolare d’un importante studio come commercialista, ha riportato la settimana scorsa da Pitti Immagine Uomo, il più importante evento italiano della moda maschile.           

È bello e suggestivo. Ma, nel concreto, a cosa serve?

«A stabilire un rapporto con l’identità martinese che non deve essere svenduta né dimenticata. Abbiamo oltre cent’anni di storia nella moda ed è doveroso dirlo e farlo sapere. Non bisogna fare l’errore di pensare che essere stilisti sia meglio che essere cappottari. Di stilisti ce ne sono tanti in tutto il mondo: i cappottari sono solo gli artigiani del tessile di Martina. Se ce lo dimentichiamo, diventiamo uguali a tutti gli altri».

Perché c’è la preoccupazione che passi in secondo piano?

«Quest’anno, a differenza della scorsa edizione di Pitti Immagine Uomo, gli stand dei confezionisti martinesi erano belli ma abbastanza asettici. L’anno scorso erano invece tutti riconoscibilissimi perché recavano elementi del territorio che rendevano immediatamente, in termini d’immagine, il rapporto tra qualità del territorio e qualità dei prodotti. Per me quest’anno è stato fatto un errore perché non ci si è avvalsi d’un vantaggio competitivo. Il territorio deve presentarsi compatto».

Qual è la situazione economica del settore tessile a Martina?

«Pambianco Magazine, una delle riviste specializzate del settore moda, ha riportato la classifica delle prime cinquanta aziende della moda quotabili in borsa. Quest’anno la classifica si è mossa tantissimo con ben sette nuovi ingressi. Tra essi, però, non c’è alcun pugliese. Noi martinesi siamo bravi, ma le aziende sono di dimensioni troppo piccole. Siamo ottimi artigiani, ma nessuno ha intrapreso la strada del successo imprenditoriale vero e proprio e c’è ancora da lavorare duro per arrivare ad avere un posto al sole. Basti pensare che il più grande tra i confezionisti, Tagliatore, ha circa ventuno milioni di euro di fatturato. Per entrare nella classifica di Pambianco Magazine è necessario superare i cinquanta. Abbiamo quindi degli ampi margini di miglioramento».

Che cosa è necessario fare?

«Si può crescere internamente, ma è dura. Oppure si può fare esternamente con acquisizioni, ed è secondo me la strada da seguire. Per crescere più velocemente si potrebbero acquisire aziende artigiane che facciano le scarpe, gli accessori, tutto quello che serve di complemento alla produzione martinese. Potremmo anche farcela se partisse il distretto della moda e magari si associasse con il distretto di Biella. In definitiva, o cresciamo inventandoci il distretto oppure una delle aziende protagoniste s’ingrandisce attraverso fusioni o acquisizioni».

Ma com’è andata al Pitti per le nostre aziende?

«Ho visitato tutti gli stand dei martinesi e, a parte il discorso del mancato rapporto tra prodotti e territorio di provenienza delle aziende, sono stati bravi come sempre. Il botto l’ha fatto Ncm Group con il marchio Futuro che ha vestito mister felicità Alessandro Siani. A ottobre, con il marchio Asfalto, avevano vestito la nazionale italiana cuochi alle Olimpiadi di Cucina in Germania. Tardia ha vestito i protagonisti di Natale a Londra: Dio salvi la regina. Tagliatore aveva lo stand più grande di tutti, centodieci metri quadri, sempre pieno di vip. Angelo Nardelli 1951 si è inventato un angolo bellissimo con l’antica macchina da cucire Singer che usavano all’inizio della loro attività e una serie di arnesi tipici dei sarti dell’epoca. Hevò ha abbinato alla moda l’olio d’un produttore di Conversano in bottigliette ultracolorate sfiziosissime e un negramaro in bottiglie con il loro marchio. Berwich offriva due vini nostri delle Cantine Miali: un primitivo Campirossi e un negramaro Ichore. Dove mi sono commosso è stato presso lo stand di Fradi, che ha peraltro vinto Gazzalook, il premio della Gazzetta delllo Sport. Nello sfondo dello stand c’era la macchina d’epoca di Lucio Montanaro, la mitica Jaguar MK2, trasformata in fumetto con a bordo le donne bellissime della commedia all’italiana: un’idea eccezionale. Domenico Tagliente è stato bravo come sempre, con un manichino che aveva, casualmente, lo stesso cappotto che indossavo. Gian Riccardo Raguso sta lavorando bene con delle giacche particolari che vende in Vaticano e negli Stati Uniti. 0909 Fatto in Italia sta invece sviluppando il commercio con la Russia. Sempre bravo John Sheep con le sue riconoscibilissime giacche dall’ultimo bottone dorato o argentato. Come ho detto altre volte: la qualità c’è, la professionalità e la creatività anche. Serve un maggiore impulso per sviluppare il settore in termini di dimensione aziendale».   

Qui e nella home page: Francesco Lenoci a Pitti Uomo presso lo stand del confezionista Domenico Tagliente (ph. A. Pezzarossa, per gentile concessione).

Lascia un commento

Verify Code

Cara lettrice, caro lettore,

Cronache Martinesi fa un giornalismo di provincia ma non provinciale secondo l'idea plurale, propria di internet, che ogni punto è un centro. Fare del buon giornalismo significa fornire a te che ci leggi delle informazioni sui fatti e sul loro approfondimento. Richiede professionalità, fatica e ha un costo. Cronache Martinesi vuole continuare a proporre un'informazione libera e indipendente. Se ti piace quello che leggi, puoi liberamente contribuire con una somma, anche minima, tramite PayPal. Ci aiuterà a fare sempre meglio il nostro lavoro. Grazie.

Pietro Andrea Annicelli