Mi chiamo Davide: vivo
di Redazione
26/05/2017 I libri
Davide Simeone torna con un nuovo romanzo autobiografico, Quella volta che ho imparato a nuotare, Manni Editore. Ma a colpire l’attenzione è la campagna del 5 per mille dell’Associazione Italiana contro le Leucemie, Linfomi e Mieloma. A rappresentarla c’è La storia di Davide, paziente.
Come mai l'Ail ti ha scelto come testimonial per la sua campagna del 5 per mille?
«Durante un convegno a Milano fui fermato da un paziente ematologico che aveva letto casualmente un articolo che avevo scritto sul mio blog sulle malattie rare. Il responsabile Ail di quella sezione mi ha voluto conoscere. È nata l'idea di scrivere una breve riflessione su cosa voglia dire vivere e convivere con una patologia cronica a esito incerto».
Nella pubblicità dove c'è il tuo viso esordisci: “Mi chiamo Davide, ho 32 anni e sto ancora respirando”.
«Sì. La malattia credo insegni questo: comunque vada, la vita va avanti. La tua e quella degli altri. Non hai poi tutto questo diritto di lamentarti quando incontri bambini in sala d'attesa e sai bene che non avranno mai il privilegio di diventare uomini. È successo, ed è successo a me. Ma oggi sono qui a raccontare la mia storia... E anche oggi, respiro ancora».
Ci metti la faccia, quindi, su una autentica esperienza personale.
«Sì, perché continuo a incontrare pazienti che hanno reagito diversamente. Il trauma di una malattia rara, seppure a decorso tendenzialmente benigno per anni, e decenni nei casi di esordio giovanile, crea un'ansia spesso ingestibile. E la prima reazione è quella di nascondersi, di chiudersi in se stessi e lasciarsi travolgere dalla paura. Io sono riuscito a venirne fuori e vorrei che questa riflessione servisse anche ad altri per ritrovare la gioia di assaporare ogni istante della vita».
Cosa c'è dopo?
Dopo c'è tutto quello che non aveva importanza prima. La riscoperta delle piccole cose, del valore del silenzio. C'è una nuova ansia, quasi una frenesia: voler fare tutto e subito, come se il tempo scorresse inesorabilmente. Ma in fondo, cosa c'è di nuovo? Ho scoperto di non essere immortale. Ma in fondo, lo è qualcuno?».
Immortale no. Però c'è un tuo nuovo libro.
«E lì credo di averci messo tutto me stesso. Qualcuno mi dice che l'ho partorito. Chi mi conosce bene, sostiene che io l'abbia quasi vomitato. Ed è vero: ho ingabbiato quel Davide travolto dagli eventi e abbandonato nel vortice della paura. L'ho gettato nel mare della vita... E lui ha imparato a nuotare».
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Pietro Andrea Annicelli
di Carla iorio 28/03/2019
Grazie Davide per aver dato voce a tanti sentimenti che tutti noi non riusciamo a esplicitare.ti auguro ogni bene