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Direttore Pietro Andrea Annicelli

Rossella Brescia: «Donne e uomini contro le molestie»

di Pietro Andrea Annicelli

08/03/2018 Società

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Rossella Brescia: «Donne e uomini contro le molestie»

 

Oggi 8 marzo, data simbolica, Cronache Martinesi inizia un percorso rispetto alle problematiche e agli aspetti della violenza nei confronti delle donne. Lo faremo rivolgendoci a persone conosciute di Martina Franca, donne ma anche uomini, che raccontandoci qualcosa di loro potranno indurci a trovare delle risposte confrontando le nostre e le loro esperienze. Intendiamo proporre, senza retorica, una possibilità per crescere insieme rispetto all'attuale condizione delle donne. Rossella Brescia è la prima che abbiamo interpellato. Il viaggio comincia. Mettetevi comodi.

«Sono venuta a Roma con una mia amica dopo un anno d’università a Bari: ero stata presa all’Accademia Silvio D’Amico. Era il primissimo viaggio d’una ragazza che non era come quelle di adesso, che a diciotto anni già hanno fatto due campus estivi all’estero o qualcosa del genere. All’inizio è stata molto dura. Per fortuna c’era questa mia amica. In due è stato meglio».   

E Roma?

«Mi è piaciuta subito: Roma è meravigliosa ed è davvero una città aperta. Non ho provato disagi. Mi entusiasmava essere un puntino in una realtà immensa. A volte prendevo l’autobus e arrivavo al capolinea per guardarmela tutta. Mi affascinava imparare, osservare la gente, guardare una città che è un museo a cielo aperto». 

Nessun incontro spiacevole?

«Ero una ragazza ingenua, ma non stupida. Quando c’erano storie che non mi piacevano, le evitavo con un sorriso. Grazie al Cielo, non mi sono trovata in situazioni spiacevoli. Però sicuramente esistono». 

Neanche negli anni seguenti, considerata la tua frequentazione dell’ambiente dello spettacolo, sia pure da una prospettiva rigorosa in termini di abitudini personali qual è la tua attività di ballerina?

«Diciamo che li ho evitati. Una volta ho partecipato a una trasmissione televisiva e un autore, che ancora lavora e che potrei rincontrare, mi disse: domani registriamo un video su di te. Mi dà un indirizzo e mi dice di andarvi senza portare amiche, amici o accompagnatori. Lo giustificò affermando: è un posto piccolo, non possono entrarci altre persone. Non mi convinceva. Mi sono detta: che vuol dire che non devo andarci con un accompagnatore? Ho immaginato il rischio d’una situazione spiacevolissima. Allora ho sorriso, ho salutato e il giorno dopo ho telefonato. Mi dispiace, ho la febbre: sarà per un’altra volta».   

Quanta verità e quanta ipocrisia avverti, se l’avverti, in una vicenda che ha fatto il giro del mondo qual è la mobilitazione seguita al caso Weinstein?

«Innanzitutto, se sono vere le accuse, questo è un orco schifoso. Ed è bene che uomini del genere la paghino cara». 

Siamo d’accordo.

«È triste che esista questo genere di persone. Perciò, vanno bene movimenti come il Me too. Sarebbe però necessario che anche gli uomini per bene facessero sentire la loro voce. Perché se certe cose sono mortificanti per una donna, lo sono anche per un uomo. Uomini e donne insieme possono moltiplicare la loro azione e sconfiggere questo malcostume. Perciò, dovremmo unire le forze. Non contro gli uomini, ma contro quel genere di uomini». 

Certe vicende, però, possono portare un uomo a temere che anche le buone intenzioni possano essere male interpretate. Luciano Cannito mi perdonerà se ti chiedo, per un momento, di far finta d'essere una donna senza legami sentimentali. Come dovrebbe comportarsi un uomo che volesse avvicinarsi a te?

«Deve avere una grande eleganza e stile. Deve farlo con grande intelligenza. Mi piacciono le persone educate e rispettose: è la cosa che mi affascina di più in un uomo. Mi piace quella galanteria vecchio stile che un po’ si è persa. A noi donne la seduzione, tutto quel lato lì, ci piace molto. Però non c’entra con la violenza. È un’altra cosa». 

Continuando nell’infingimento, cosa potresti fare tu per conquistare un uomo?

«Niente. Preferisco che faccia il suo passo. Non sono una che si propone. Non lo so fare e mi riesce male. Piuttosto, se non si accorgesse di me, direi: pazienza. Certe cose non sono spiegabili. Si crea una chimica: una cosa che … pam! Nasce improvvisamente. Non penso che si ponga il problema: il passo avanti lo faccio io, lo fai tu … Succede e basta». 

Durante la tua attività, sia negli spettacoli che per iniziative benefiche, sei venuta a contatto, anche sul piano storico, con le problematiche dell’identità femminile nel mondo. A che punto è la notte?

«Innanzitutto sono stati fatti molti passi in avanti per quanto riguarda la condizione femminile. Ma non dobbiamo fermarci. A qualcosa servono tutti questi movimenti contro la violenza. Occorre superare culturalmente tutte quelle forme di maschilismo che ancora condizionano la società e che generano quelle situazioni d’inferiorità in cui pensano di farci vivere. Anche soltanto la differenza di stipendio: perché una donna, a parità di lavoro e di competenze, dovrebbe guadagnare meno di un uomo? Purtroppo altrove nel mondo per una donna è difficile anche soltanto vivere: penso a condizioni come l’infibulazione. C’è ancora tanto da fare: ce lo dicono i dati allarmanti dei femminicidi. Perciò serve che le donne siano unite. Abbiamo però bisogno di avere anche gli uomini dalla nostra parte. Forse è questo che si dovrebbe percepire di più».    

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