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Mario Caroli: «Rinnovare Forza Italia»

di Redazione

21/06/2018 Politica

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Mario Caroli: «Rinnovare Forza Italia»

 

«Forza Italia, nonostante sia un partito sostanzialmente d’opposizione in questi ultimi anni, quindi lontano dal potere, nella provincia di Taranto resta ancora ben strutturata. E in alcuni enti locali continua a crescere. Questo fatto, in un periodo in cui molti, altrove, si allontanano per andare in altre realtà politiche, è per me gratificante e un motivo di orgoglio». Con Mario Caroli, responsabile degli enti locali nel direttivo provinciale di Forza Italia, abbiamo fatto il punto della situazione, a un anno dalle comunali, in quello che, al netto delle proiezioni future, resta il principale partito del locale Centrodestra. 

Forza Italia rimane una forza di riferimento per l’ampio e variegato elettorato moderato. A Martina, in occasione delle comunali dello scorso anno, è sembrata però spostarsi nettamente a destra. E non solo per la storia personale del candidato sindaco, Pino Pulito, ex di Alleanza Nazionale. O per la presenza in campagna elettorale di Giorgia Meloni e Maurizio Gasparri, mentre invece non ci sono stati referenti nazionali più direttamente berlusconiani. Ci riferiamo piuttosto ai toni e alla linea politica. Vorremmo una tua riflessione in proposito.  

«Forza Italia resta ovviamente una forza moderata all’interno del Centrodestra. Per alcuni tratti condivide anche la politica della Lega. Da altri punti di vista, differisce. Resta, ad esempio, la sua visione più europeista rispetto alla Lega. E là dove ci sia una convergenza sui temi, cioè nella sostanza politica, spesso non c’è nei toni. Quelli di Salvini tendono ad alimentare un sentimento di chiusura verso l’esterno che non appartiene a Forza Italia. I moderati di Forza Italia, un anno fa, si sono divisi un po’ a favore di Pino Pulito e un po’ a favore di Eligio Pizzigallo: è evidente che Pizzigallo andasse a intercettare il voto dei moderati che tradizionalmente appartiene a Forza Italia. Così come è altrettanto evidente che Pino, per la sua storia personale, evidentemente ispirava maggiormente l’elettorato di destra. Per me, però, è stato un fenomeno fisiologico. Essendo Forza Italia attualmente un partito nel quale sono largamente confluiti esponenti di Alleanza Nazionale, non è più quella esclusivamente moderata e liberale del 1994». 

Però è anche vero che atteggiamenti oltranzisti come il non andare in Consiglio comunale per un anno, in attesa della sentenza del Tar sul nuovo conteggio delle schede nelle sezioni dove erano stati espressi dei dubbi sulla regolarità del voto, sono abbastanza inusuali in una forza politica tradizionalmente di governo. Forza Italia è stata finora praticamente assente come forza di opposizione.  

«Non sono stato favorevole all’assenza dai banchi dell’opposizione. D’altro canto, visto il mio ruolo nel direttivo provinciale, ho lasciato che fosse il coordinamento cittadino a decidere se andare o meno in Consiglio comunale. Loro hanno sempre motivato l’assenza non riconoscendo e non ritenendo chiara la situazione elettorale, per cui hanno voluto attendere la decisione della magistratura sulla composizione del Consiglio stesso. E devo riconoscere la loro coerenza quando poi, chiusa nel primo grado la fase di merito al Tar, hanno occupato il loro posto nell’assise. Riguardo all’opposizione che è stata fatta finora all’Amministrazione Ancona, non ne farei un problema di Forza Italia ma generale di tutto il Centrodestra. È un fatto che non siamo altrettanto forti o aggressivi come lo è stato il Centrosinistra quando al governo della città ci siamo stati noi. Non credo però che sia tanto la situazione attuale che si distingua rispetto al passato, ma che sia piuttosto il Centrodestra a Martina ad avere qualche difficoltà nel ruolo di opposizione. Ripeto: non l’ho mai vista puntuale come quella dei nostri avversari. E ricordo la mia esperienza di assessore, quando spesso sono stato chiamato al confronto dalle forze dell’opposizione». 

L’impressione, comunque, resta che la linea impressa al partito dal coordinatore Giacomo Conserva sia più di destra che di centro. Quasi a voler evitare eventuali movimenti verso la Lega in previsione delle elezioni europee tra un anno e delle regionali nel 2020.

«Attualmente non è che si sia palesata una linea particolare di Giacomo Conserva che differisca da quella del partito. Ribadisco la mia posizione: oggi sono loro a essere in Consiglio comunale e dovranno essere loro a valutare i provvedimenti amministrativi. Non vedo differenze o divergenze rispetto alla linea di Forza Italia. Né mi risulta che vi siano dei movimenti pre elettorali. Ci sono stati a livello provinciale, dove in qualche caso abbiamo assistito a trasferimenti da Forza Italia alla Lega. Ma a Martina non è successo». 

Tuo padre è Giuseppe Caroli, indimenticato deputato e sottosegretario, leader della corrente di Giulio Andreotti nella Democrazia Cristiana pugliese. Sei quindi entrato in contatto fin da piccolo con la politica. Non ti sembra che sia necessario ricostruire, dopo un quarto di secolo di maggioritario fasullo, quel rapporto democratico tra cittadini elettori e forze politiche che i grandi partiti di massa della Prima Repubblica sapevano intrattenere, al di là delle critiche e dei difetti dell’epoca?

«Questo si. Ritengo che sicuramente si debba ricreare una democrazia sostanziale all’interno dei partiti. È fondamentale perché buona parte dei partiti hanno una struttura verticistica che spesso mortifica le territorialità. In questo senso, quindi, i grandi partiti come la Democrazia Cristiana sono un esempio virtuoso. Penso alle sezioni molto partecipate ma anche molto vive perché c’era questa capacità, direi, quasi di autogestione oltre che di decentramento del potere. Non si subivano quelle decisioni calate dall’alto che oggi spesso si notano nelle candidature nelle varie competizioni elettorali. Una situazione che indubbiamente finisce per penalizzare e sminuire le personalità che lavorano per il partito nelle varie realtà».

Torniamo alle comunali dello scorso anno. Pino Pulito non è andato al ballottaggio per pochi voti. Si è presentato come alfiere del rinnovamento e del cambiamento, ma nell’ultimo comizio elettorale ha presentato con lui sul palco alcuni politici del passato anche discutibili rispetto al loro operato per la città: ci riferiamo in particolare all’ex senatore Lino Nessa. Qualcuno ha detto che è in quella circostanza che ha perso i consensi che gli sarebbero stati necessari.

«Non mi limiterei a rintracciare le cause della sconfitta in quel comizio: sarebbe un po’ come cercare degli alibi, probabilmente. Quello che penso è che la nostra parte politica non avesse gli stessi mezzi delle altre due coalizioni: soprattutto rispetto all’altra parte del Centrodestra e soprattutto sul piano dell’organizzazione. Ci si affidava alla buona volontà dei militanti. E sicuramente questo è stato l’aspetto vulnerabile della nostra campagna elettorale. Non so obiettivamente, invece, quanto possa incidere la presenza di una persona rispetto a un’altra su un palco per un comizio: ma non da far perdere le elezioni». 

E il rinnovamento, il cambiamento?

« Andare nella direzione del rinnovamento è fondamentale. Indubbiamente, in linea di massima, Forza Italia deve cambiare. Soprattutto deve emanciparsi da vecchie politiche, vecchie personalità. E di questo mi rendo uno dei principali fautori».

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