Il mio romanzo in breve
di Annalisa Scialpi
25/07/2018 I libri
Il corpo ritrovato è un romanzo che avevo in cantiere da anni. Poi, dopo le dovute revisioni, è venuto alla luce. È sempre difficile trovarsi faccia a faccia con un prodotto del proprio spirito. Il tempo passa, noi cambiamo, le idee maturano: alcune fioriscono e altre muoiono.
Il romanzo è stato trasformato rispetto alla forma originaria. Ringrazio chi ha letto e apprezzato lo scritto, spronandomi a pubblicarlo. E chi mi ha aiutata nella definizione della sua forma compiuta.
La narrazione ha un’ambientazione contemporanea, inserito nella cornice della vita di paese. Su questo ci sarebbe da dire molto. E la protagonista, sociologa, viene in aiuto, con le sue riflessioni, per chiarire e illuminare il tempo in cui si snoda la sua vicenda esistenziale. La storia narrata può sembrare, infatti, d’altri tempi: un po’ come una versione aggiornata d’una post-moderna Emma Bovary. Ma va sempre inserita nella cornice della vita di paese, con le sue contraddizioni e il suo passato che resiste ai grandi cambiamenti.
Per chiarire meglio il concetto, Vanna è una donna colta da un malessere psicologico ed esistenziale. Ciò la porta faccia a faccia con il suo desiderio ardente di vivere la completezza e l’integrità della sua natura. Dovrà lanciarsi in una spietata indagine degli aspetti più decadenti della sua cultura per riemergere con tutta la sua capacità di superare il suo tempo.
È un compito che ha sempre eluso perché, in passato, è fuggita nella carriera universitaria che le ha sempre arriso. Questa autonomia di giudizio è fondamentale. Credo che sia qualcosa che manca al nostro tempo distratto: non sapere, appunto, giudicare. Fatta eccezione per i soliti luoghi comuni.
Vanna ha bisogno non solo di valutare il suo tempo, ma anche di ritrovare la sua storia. Deve tornare all’infanzia. Rovistare tra i cocci e gli scampoli del passato. Sono due aspetti collegati: il rischio di fermarsi solo alla propria vicenda personale è replicare la condizione del cane che si morde la coda. Ogni storia è personale, ma anche legata al temp o e alle storie che lo abitano. E nel romanzo ci sono molte storie che saltano fuori, come a voler chiarire quella della protagonista in un gioco attento di proiezioni e di riflessi.
Mi sono domandata quale sia il mio giudizio su Vanna, ma la mentalità del giudicare è logora e non rende onore all’eccezionalità di una donna che ha deciso di vivere la sua verità a qualunque costo. Vanna è una sociologa, una filosofa, un’amante appassionata, un’asceta. Vanna è una pluralità di donne. O, meglio, è la donna spogliata della sua unilateralità.
L’eros è elemento fondamentale nella trama. Fil rouge, direi. Anche su questo tema si potrebbero spendere molte parole. Quello che ho compreso lasciando andare il mio personaggio alle sue trasgressioni è che l’eros è la fiamma che illumina. È il fuoco alchemico senza il quale nessuna trascendenza è raggiungibile.
L’istituzionalizzazione dell’eros ne ha oscurato il significato mistico trasformativo. Si è persa una via d’accesso alla spiritualità che la protagonista rinviene in un amore fragile e appassionato. Vanna ritrova infatti il corpo nella carnalità del suo essere ed esprimere amore. Senza compromessi e falsi idealismi.
Il romanzo apre delle porte e solleva degli interrogativi, scalzandoli dalle croste della storia. Quali sono le contraddizioni e le ipocrisie insite nel matrimonio borghese? Come interpretare il nostro mondo in trasformazione e perché è urgente farlo? Qual è il ruolo della memoria in quello che Jung definisce il processo d’individuazione? Non è forse arrivato il momento di atti rivoluzionari che ci aiutino ad aprire la strada al nuovo che, continuamente, emerge? Si può accogliere la sfida dell’essere completamente se stessi?
Mi auguro, per i coraggiosi e generosi lettori, che l’emotività intensa della protagonista induca una reazione catartica che apra davvero delle porte su interrogativi, di carattere personale e sociale, che ognuno è tenuto ad affrontare per vivere con consapevolezza il suo tempo e la sua storia. Il romanzo è stato presentato sabato scorso a Sant’Angelo le Fratte, Potenza, alla manifestazione Festival dell’arte, ideata e organizzata da Michelangelo Volpe. Lui è poeta e scrittore di noir tra cui: L’odore del sangue sacro, Il numero perfetto, La penna che sussurrava il male.
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Pietro Andrea Annicelli