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Renato Perrini: «Di Maio resti a Roma, a Taranto ci venga il ministro della Salute»

di Redazione

10/09/2018 Puglia

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Renato Perrini: «Di Maio resti a Roma, a Taranto ci venga il ministro della Salute»

 

«Arcelor Mittal non faccia gli stessi errori della famiglia Riva: dialoghi con il territorio. Non si interfacci solo con gli addetti ai lavori. Apra un dialogo con le istituzioni, ma anche con quel partenariato sociale che, se coinvolto, contribuirà con il proprio ruolo a migliorare la nostra terra». Così Renato Perrini, consigliere regionale di Direzione Italia/Noi con l'Italia.

Quello della contestualità del rapporto tra il siderurgico e la città di Taranto è un vecchio problema. Che cosa chiedi esattamente rispetto alla situazione attuale?
«La trattativa per la vendita dello stabilimento è stata chiusa e il Governo, la Regione e il Comune di Taranto dovrebbero aprire insieme un tavolo di confronto con Arcelor Mittal nel quale discutere il futuro della città e del territorio. Sono tre anni che dico in Consiglio regionale che se l'Ilva è considerata strategica per l'Italia, deve poterlo essere anche per Taranto e la sua provincia. L'area ionica, a causa dell'Ilva, soffre un'emergenza sanitaria di portata nazionale. Adesso che lo stabilimento non si chiamerà più Ilva, ma Arcelor Mittal, non si dovrà più poter andare avanti alle stesse condizioni perché l'intera realtà è provata da ambienti inquinati e pericolosi per la salute. Perciò ho chiesto che la nuova proprietà non faccia come i Riva, che avevano addirittura costruito un albergo e un ristorante all'interno dell'Ilva per non doversi relazionare con la città, ma che sia protagonista nel territorio».

Come?
«Ad esempio, investendo qui una parte degli utili, oltre a impiegare maestranze locali. Perciò servono amministratori capaci di avere una visione strategica del territorio e delle infrastrutture. Abbiamo l'aeroporto di Grottaglie: quale migliore occasione per ragionare con Arcelor Mittal per rilanciarlo?».

In termini d'infrastrutture, la priorità è probabilmente la salute oltre all'ambiente.
«Il ristoro sanitario dovrebbe essere imprescindibile. Ma sono le istituzioni a doversene occupare. Se Emiliano e il direttore generale della Asl, Stefano Rossi, esprimono l'intendimento di rinforzare il Santissima Annunziata ma non di riaprire il pronto soccorso del Moscati e quello di Grottaglie, si parte con il piede sbagliato. E ne fa le spese anche l'ospedale di Martina, che finisce per sostenere un carico eccessivo di prestazioni».

Intanto Luigi Di Maio parla di venire in visita a Taranto. Non sarebbe meglio che al suo posto venga il ministro della Salute, Giulia Grillo, e che il Governo prenda degli impegni seri per la salute dei tarantini?
«Di Maio ha fatto spendere altro denaro e trascorrere altri sei mesi perché doveva studiare il dossier Ilva e approfondire la vicenda: mi chiedo che cosa abbia fatto alla Camera dal 2013 a oggi. Sicuramente sarebbe preferibile, a sue eventuali promesse a vuoto, una presenza del ministro che s'interfacci con gli altri attori istituzionali. Mi batto affinché Taranto riceva una dotazione infrastrutturale adeguata nella sanità perché ciò si rifletterebbe sull'utenza di tutta la provincia. A ottobre è prevista la gara d'appalto per l'ospedale San Cataldo, ma prima di cinque, sei anni non sarà pronto. E nel frattempo che cosa facciamo? Perciò deve essere potenziato l'esistente, soprattutto la medicina territoriale e d’urgenza. E la cessione dell'Ilva è l'occasione buona affinché il Governo stanzi dei fondi per la salute di Taranto: Emiliano dovrebbe essere il primo a chiederli a Di Maio».

Ma questo tavolo istituzionale, dal quale magari far venire fuori una progettualità precisa di media durata per la provincia ionica, lo ritieni effettivamente possibile?
«Sviluppare attività collaterali all'acciaio, investire nel porto, prevedere nuove aziende ad alto contenuto tecnologico in funzione d'una riconversione dell'economia del territorio, sono delle possibilità reali se s'intraprende un rapporto non di rottura ma di sinergia con un player internazionale dell'acciaio qual è Arcelor Mittal. E poi, occorre ragionare. Deve cambiare l'attitudine al pessimismo e si deve essere positivi. Basta pensare a quello che è stato, che si doveva fare prima: cerchiamo di cogliere quello che di buono può avvenire nel presente qui e ora».

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