Rigenerare? Farlo bene
di Vitantonio Dell'Erba*
29/09/2018 Editoriale
I programmi integrati di rigenerazione urbana promuovono il recupero di parti di città riqualificandole. Ciò mediante interventi considerati d'interesse pubblico. La Regione ha previsto la rigenerazione urbana, che è anche una maniera di fare pianificazione dal basso consultando i cittadini, con la legge n. 21 del 29 luglio 2008. I programmi hanno tratto ispirazione dall’idea di riqualificare migliorando i caratteri ambientali, storici e culturali degli ambiti territoriali interessati, nonché la loro identità e, soprattutto, secondo le istanze degli abitanti. Li predispongono i comuni in forma singola o associata. Oppure sono proposti ai comuni da altri soggetti pubblici o privati.
L'obiettivo è attuare un unico insieme coordinato d’interventi per affrontare in maniera integrata problemi di degrado fisico e disagio socioeconomico. I programmi devono inoltre interessare zone totalmente o prevalentemente edificate. Non possono comportare varianti urbanistiche per trasformare in aree edificabili zone a destinazione agricola, definite negli strumenti urbanistici comunali, a eccezione di quelle contigue necessarie a realizzare verde e servizi pubblici nella misura massima del 5% della superficie complessiva dell’area d’intervento. Tale eventuale variante deve comunque essere compensata prevedendo una superficie doppia rispetto a quella interessata dal mutamento della destinazione agricola. Lo scopo è ripermeabilizzare e attrezzare a verde delle aree edificate esistenti.
La legge è molto chiara perché individua un sistema coordinato d’interventi da eseguire. L’Amministrazione comunale ha promosso il suo programma integrato di riqualificazione urbana (Piru) approvando preliminarmente, grazie alla delibera del Consiglio comunale n. 88 del 10 settembre '13, il documento programmatico per la rigenerazione urbana (Dpru). Così ha definito gli ambiti territoriali d'intervento, stabilendo di acquisire aree a destinazione pubblica e realizzare servizi per il cittadino anche attraverso la condizione più conveniente per la costruzione e la vendita di alloggi a prezzi favorevoli. Sempre nel Dpru, l’Amministrazione comunale ha anche fissato i criteri generali per valutare la fattibilità degli interventi da inserire nel Piru sotto il profilo giuridico, tecnico, finanziario ed etico.
Il 7 maggio '14 il Comune ha pubblicato l'avviso pubblico finalizzato a individuare gli interessati a partecipare al Piru. Si prevedeva, a determinate condizioni, di poter valutare operazioni di compensazione urbanistica che consentissero ai proprietari di aree a standard di realizzare volumi su una loro porzione. Delle quarantatrè proposte pervenute, alla fine del procedimento istruttorio, che ha previsto diversi step, diciotto interventi sono stati ritenuti meritevoli di partecipare alla valutazione del cosiddetto criterio etico in Consiglio comunale.
Che cosa propongono? Sono rispettati gli indirizzi ispiratori della legge regionale o potrebbero delinearsi rischi di speculazione? Vorrei fare una doverosa puntualizzazione. Il Comune, notoriamente, ha avviato le procedure per il nuovo piano urbanistico generale (Pug) affidandone la redazione a dei progettisti. Il Pug detterà le nuove direttrici di sviluppo edilizio. I progettisti, analizzando il territorio precostituito e i relativi dati, dovranno prevedere anche un certo numero di nuovi vani abitativi.
Va da sè che, prescindendo dai diciotto interventi menzionati, se il Piru ancora da approvare dovesse prevedere dei nuovi vani abitativi prima del nuovo Pug, di essi si dovrà comunque tenere conto: o sbaglio? Per spiegarmi meglio, poniamo che nel Pug si preveda la costruzione di nuove case per complessivi duemila vani e con il Piru si approvasse di costruire nuovi mille vani: il Pug, quando sarà operativo, prevederà solo mille nuovi vani distribuiti in maniera omogenea nel territorio. Gli altri mille saranno stati assorbiti dagli interventi previsti nel Piru.
La valenza del nuovo Pug, quindi, quale sarebbe? Secondo me, quella d'uno strumento urbanistico depotenziato per le nuove costruzioni a realizzare. Ciò potrebbe condizionare la visione generale della città che si vuole avere a medio e a lungo termine. Probabilmente sarebbe invece all’avanguardia dal punto di vista naturalistico, paesaggistico, strutturale: me lo auguro, almeno.
Che cosa prevedono i diciotto interventi che hanno superato la valutazione? In larga parte, sono progetti per nuovi edifici abitativi di tipo sovvenzionato e convenzionato, proponendo a vario titolo ipotesi di compensazioni. In alcuni casi si richiede di realizzare nuovi volumi pari a dieci volte quelli attualmente consentiti nei piani particolareggiati vigenti. In altri è proposta la demolizione di fabbricati agricolo-industriali o di preesistenze con ricostruzione di nuova edilizia libera, convenzionata e sanitaria. Oppure, di realizzare nuovi volumi per servizi alle residenze su porzioni di verde privato o per attrezzature d'interesse collettivo, sempre con proposte a vario titolo compensative. Infine vi è il recupero dell’Hotel Castello del Pergolo (nella foto): spero di non aver dimenticato nessuno.
Il Piru, come prevede la legge regionale, dovrà caratterizzare gli interventi previsti e risolvere problematiche d'integrazione di porzioni marginali di territorio al tessuto urbano esistente. Ciò migliorando la qualità della viabilità circostante, problema annoso per Martina, e adeguando i nuovi tipi edilizi e insediativi ai migliori standard di qualità e di sostenibilità edilizia e urbana. Inoltre, al risparmio dell'uso delle risorse, con particolare riferimento al suolo, all’acqua e all’energia, nonché alla dotazione di spazi pubblici o riservati ad attività collettive, verde pubblico o parcheggi nel rispetto degli stessi standard.
Si dovrà anche rispondere ai bisogni abitativi espressi dai soggetti svantaggiati, contrastare l'esclusione sociale con particolare riguardo a interventi e servizi socio-assistenziali e sanitari oltre che a sostegno dell’istruzione, assumere tutte le iniziative per assicurare la partecipazione civica all’elaborazione e all'attuazione del programma. In quest'ultimo caso, dovranno essere considerati con particolare attenzione gli abitanti che risiedono o operano nel contesto da riqualificare, oppure negli ambiti a esso contigui. Inoltre, il grado di condivisione da parte loro, che dovranno essere opportunamente documentati attraverso la consultazione pubblica (criterio etico).
Auspico da parte di tutti una valutazione obiettivamente alta proprio dal punto di vista etico. Essa dovrebbe riassumere le qualità delle migliori menti di Martina. E i consiglieri comunali dovrebbero coniugare le opportunità offerte dalla rigenerazione urbana trasfondendole in una delibera che sancisca la valutazione del solo interesse pubblico dei progetti considerati. Non dimentichiamo che, in passato, altri Consigli comunali non hanno approvato progetti rinvenienti dai famosi articoli 51 perché hanno ritenuto che avrebbero stravolto il tessuto urbanistico ed economico.
Buon lavoro a tutti.
* Vitantonio Dell'Erba, ingegnere civile ed edile, libero professionista, ha diretto gli Uffici tecnici dei Comuni di Martina Franca e di Noci. Ha scritto con Pietro Andrea Annicelli il libro L'astronave diroccata, storia del Pergolo, Nuova Editrice Apulia, 1996.
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