Lampioni nel centro storico: le cinque domande di Nico Blasi
di Redazione
16/01/2019 Cultura
L'ipotesi di sostituire i lampioni del centro storico sta alimentando significativi commenti dopo l'intervento, ieri su Facebook, dello storico dell'arte Piero Marinò. Il sindaco Franco Ancona ha rilasciato questa sera una dichiarazione.
Ieri mattina, in un post con una serie di pregevoli foto di scorci del centro storico, ognuna con un lampione in primo piano, Marinò scriveva: «I lampioni in ferro battuto. Guardiamoli bene... Gustiamoceli... Finchè sarà possibile! A breve saranno solo un pallido ricordo! Poi vorremmo conoscere anche la loro sorte. Una volta sostituiti con moderne lampade a led finiranno in uno scantinato di proprietà del Comune? Andranno ad abbellire qualche residenza privata? Saranno posti in vendita? Non conosciamo chi ha avuto questa brillante idea ma ... Mi chiedo: la somma che sarà spesa per la sostituzione dei lampioni non poteva essere destinata a una emergenza (ve ne sono tante!) del centro storico? Gradiremmo una risposta dall'assessore Antonio Scialpi e dal sindaco Franco Ancona».
In realtà l'assessore competente non è Scialpi ma, ai Lavori pubblici, Gianfranco Palmisano. Lo scorso novembre Palmisano aveva presentato il nuovo piano per l'illuminazione di Martina, necessario perché l'attuale impiantistica è obsoleta e non conforme alla normativa. L'assessore, a letto con la febbre, non ha potuto rispondere a una nostra richiesta di chiarimenti. L'intervento del sindaco, però, è esaustivo.
«Il Comune di Martina Franca, Settore Lavori pubblici, ha inviato in data 24 ottobre 2018, con protocollo 66205, una comunicazione alla ditta De Sarlo, esecutrice dei lavori relativi alla pubblica illuminazione, chiedendo “formalmente un preciso e completo studio di fattibilità riguardante il restauro delle lanterne presenti attualmente nel centro storico, avente a oggetto costi di restauro e reale possibilità dello stesso nel rispetto delle normative di sicurezza e di conformità degli impianti previsti nel project financing”. Ciò all’esito della riunione della seconda commissione consiliare che ha espresso, in pieno accordo con il sindaco, la Giunta comunale e i consiglieri di maggioranza, la piena volontà di conservare gli attuali lampioni presenti nel borgo antico».
Insomma, nei limiti del possibile, compreso il costo del restauro, i lampioni saranno recuperati e non sostituiti. Sulla vicenda, però, continua ad aleggiare quel pettegolezzo provinciale che alimenta dubbi e leggende. Ad esempio, che i lampioni siano stati realizzati dall'artista Salvatore Basile. Perciò abbiamo chiesto a Domenico Blasi, probabilmente la voce più autorevole tra gli operatori culturali del territorio, di dirci come la pensa sulla questione e di fare chiarezza su alcuni aspetti.
«Mi sembra un po' la favola del lupo e dell'agnello» dice Blasi. «Il lupo mangia l'agnello per quanto quest'ultimo insista a dirgli che non gli sta facendo alcun torto. E fino a quando non si è parlato di sostituire i lampioni, nessuno se ne interessava. Riassumerei la vicenda in cinque domande e a queste chiederei risposta per capire il da farsi. Esse sono: 1) i lampioni hanno un valore estetico indipendentemente da chi li ha ideati e da chi li ha forgiati? 2) Sono elementi distintivi e identitari del centro storico di Martina? 3) Possono essere riconvertiti con lampadine a led? 4) Sono in buone condizioni? 5) Se sostituiti, che fine faranno? Ogni valutazione complessiva la ricaverei dalle risposte a queste domande».
Nico Blasi chiarisce anche la relazione tra Salvatore Basile e i lampioni. «Lui fece dei disegni di lanterne che riteneva adatte al centro storico. Fece poi realizzare due prototipi che regalò all'allora sindaco, Alberico Motolese, che, a quanto ne so, li fece collocare sulla facciata della sua masseria. Salvatore Basile morì prima che i lampioni fossero realizzati. Quando poi l'Amministrazione comunale assegnò i lavori, l'artigiano del ferro che realizzò i lampioni andò a chiedere alla moglie e alla figlia i disegni originali del maestro. Quanto sia stato fedele a quei disegni non saprei dirlo. Certo è che, quando negli anni Ottanta l'Amministrazione comunale allestì la mostra retrospettiva sull'arte di Salvatore Basile, quei disegni c'erano».
Il coordinatore di Umanesimo della Pietra precisa anche un'altra questione dibattuta in questi giorni. «Su quei lampioni, collocati tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, circola un'altra leggenda, cioè che i primi siano stati fatti in ferro battuto e gli altri fabbricati in serie con ferro composito. A parte che i lampioni possono essere fatti in ferro o in ghisa, la realtà è che un maestro ferraio che s'ispirò ai disegni di Salvatore Basile li fece tutti piegando il ferro e in serie, cioè uguali a parte le lievissime differenze del lavoro artigianale. Era l'epoca, i primi anni in cui era sindaco Franco Punzi, in cui, come conseguenza del libro di Cesare Brandi, si parlava di Martina come città culturale del barocco e del rococò. Basile disegnò quei lampioni in uno stile che, secondo lui, si armonizzava con il barocco e il rococò».
Un'ultima precisazione. «Nel 1984 io e Franco Ippolito ci occupammo, per conto delle Soroptimist, del censimento di quei lampioni. Già allora parecchi di essi erano malconci».
Nella foto, di Piero Marinò, uno scorcio del centro storico di Martina Franca.
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Pietro Andrea Annicelli