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Renato Perrini: «Il mio progetto con Fratelli d’Italia non finisce con le regionali»

di Pietro Andrea Annicelli

01/08/2020 Politica

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Renato Perrini: «Il mio progetto con Fratelli d’Italia non finisce con le regionali»

 

Ieri Renato Perrini ha aperto a Martina Franca la sua campagna elettorale per chiedere la riconferma in Consiglio regionale. La lista è Fratelli d’Italia, alla quale ha aderito da tempo il suo leader di riferimento: Raffaele Fitto. 

Quella che si è conclusa da consigliere regionale è stata la tua prima esperienza politica. Quale bilancio ne trai?

«Il bilancio devono trarlo gli elettori e chi mi ha seguito in questi anni. Posso ritenermi soddisfatto: ho dato tutto. Potevo fare di più? Non lo so. Però non credo, anche perché non ero nella maggioranza che ha governato la Puglia ma all’opposizione. Fino al 2015 quasi non sapevo che cosa fosse un ospedale. Poi ho capito tante cose stando vicino a chi soffre. E le questioni della sanità, in particolare quella della provincia di Taranto, sono state il principale obiettivo della mia azione politica».

Che impressione hai ricavato da questo tuo approccio alla sanità ionica?

«Mi sono avvicinato alle problematiche sanitarie con la volontà di fare qualcosa di utile. In ultimo, il periodo del coronavirus mi è servito a capire ancora meglio che cosa succede. Non si può più andare avanti così nella provincia di Taranto: lo capisci solo se stai vicino a chi soffre. Una provincia come la nostra non può fare affidamento in pratica su un solo pronto soccorso. Quello del Santissima Annunziata lo stanno ristrutturando, Martina e Manduria sono ospedali di frontiera: ecco perché ho fatto una battaglia per far riaprire il pronto soccorso del Moscati. Così quello di Martina è meno stressato. Ho poi potuto verificare, in tutti gli ospedali della provincia, la carenza di medici: di solito ce ne sono appena due, tre per reparto, con difficoltà a volte anche per le ferie. La verità è che tutta la sanità ionica è da ristrutturare. Abbiamo delle eccellenze tra i medici e pazienti che vengono anche da altre parti d’Italia per farsi visitare da loro. Mancano, però, i mezzi, le strutture». 

La delega alla Sanità, dopo essere stata assegnata a Donato Pentassuglia nell’ultimo anno della seconda Amministrazione Vendola, è restata in questa legislatura al presidente Michele Emiliano, con il quale hai intrattenuto, sia pure dalla tua prospettiva di consigliere d’opposizione, un rapporto collaborativo.

«Ho avuto con Emiliano un buon rapporto perché l’ho ritenuto funzionale agli obiettivi da raggiungere: ad esempio, l’ampliamento dell’Oncologia al Moscati. Non riesci a portare a casa dei risultati se non hai un buon rapporto con l’esecutivo e con la maggioranza. E quando si parla di sanità e di territorio, non ci sono soluzioni che cambiano a seconda dell’orientamento politico. Ci sono stati momenti in cui ho collaborato con Emiliano e momenti in cui non ho apprezzato la sua tendenza ad accentrare l’azione amministrativa. Sono, ad esempio, stato duro con lui sull’emergenza xylella: ha sbagliato a dire che la situazione era sotto controllo quando invece avevamo l’infezione alle porte di Locorotondo. Se un anno fa non avessi sollecitato il taglio degli alberi infetti nella zona tra Martina, Montemesola e Crispiano, non avremmo fermato l’infezione. Emiliano si concentra poco sull’attività amministrativa e fa molta propaganda. Non ha una linea politica coerente. In agricoltura ha combinato disastri, come conferma la gestione del Programma di sviluppo rurale: ci sono imprenditori agricoli che hanno investito e l’Unione europea che ha poi cancellato i loro progetti perché la Regione non ne aveva elaborati di idonei. Sul siderurgico Emiliano prima va dagli operai e dice di essere al loro fianco, poi incontra gli amministratori di Arcelor Mittal e si dichiara disponibile ad ascoltare le loro ragioni. Su questa maniera ambigua di fare, quando è stato necessario, mi sono scontrato con lui».     

   

Quando hai iniziato a fare politica eri considerato vicino all’allora deputato Gianfranco Chiarelli, a sua volta vicino a Raffaele Fitto che è il tuo leader di riferimento. Adesso Chiarelli è un dirigente regionale della Lega, quindi in competizione dichiarata con Fratelli d’Italia per l’obiettivo di diventare il primo partito in Puglia. Sulla scelta tra Fratelli d’Italia e la Lega, le strade di Fitto e Chiarelli si sono separate. Come ti collochi in questa dinamica?   

«Sono stato eletto cinque anni fa nella lista Oltre con Fitto. Il mio avversario, oggi come allora, è il Centrosinistra e non la Lega. Non partecipo alla competizione tra chi sarà eventualmente in primo partito nella regione. Sono stato tra quelli che hanno sollecitato Fitto ad aderire a Fratelli d’Italia. L’onorevole Chiarelli non l’ha fatto perché non ha creduto in questo progetto. Il nostro rapporto personale è restato invariato e ci sentiamo abitualmente per questioni politiche. Abbiamo poi due linee ben distinte perché aderiamo a forze politiche diverse, sebbene alleate». 

Perché hai scelto Fratelli d’Italia?

«Perché è una forza politica coerentemente di centrodestra. Nel 2018, quando si è aperta la necessità per il nostro gruppo di scegliere a quale forza politica aderire e c’erano opinioni contrastanti, dissi che preferivo Fratelli d’Italia perché, a differenza di Forza Italia, non aveva intrattenuto accordi politici con gli avversari, come il Nazareno, né erano stati, come la Lega, al governo con i Cinque Stelle. Sono stato tra i primi ad aderire a Fratelli d’Italia, quando aveva una percentuale bassissima qui in Puglia, perché ho creduto nel progetto d’una Destra moderna ed europea che è stato di Pinuccio Tatarella».

Come valuti Fitto in questo momento?

«Secondo me Raffaele è uno dei migliori politici in circolazione. Lui è molto chiaro e diretto, preparato sugli argomenti: non vende poesie o illusioni. In qualsiasi questione amministrativa, come l’acquedotto, la sanità, i finanziamenti europei, sa trovarsi a suo agio nella gestione. L’altro giorno, nello stabilimento Leonardo a Grottaglie, tutti i sindacalisti hanno riconosciuto che è stato grazie a lui se nel 2004 Alenia è venuta in provincia di Taranto: Antonio Bassolino la voleva in Campania. Adesso, dopo quindici anni di Vendola ed Emiliano, tanti riconoscono la validità del riordino ospedaliero di Fitto che non chiudeva gli ospedali, ma ne riorganizzava la rete regionale». 

I tuoi detrattori affermano che sei un crispianese a Martina. Altri dicono invece che sei un martinese di Crispiano. Al di là dell’importanza in sé, vuoi spiegare come stanno realmente le cose?

«Sono nato a Martina Franca dove ho frequentato i diversi gradi dell’istruzione scolastica fino al diploma. Abito a Crispiano ma ho una seconda casa a Martina. Tutti i giorni sono a Martina dove ha sede la mia azienda. E a Martina intrattengo buona parte dei miei rapporti personali». 

Finora hai seguito marginalmente le vicissitudini politiche locali del Centrodestra. Come si può riunire un’area alquanto sfilacciata in una città che molti considerano in maggioranza conservatrice, ma dove vince spesso il Centrosinistra?

«Non è che abbia seguito marginalmente le vicende politiche di Martina. La verità è che sono un consigliere regionale oltre che uno abituato a rispettare i ruoli. E la guida politica del Centrodestra era sostanzialmente dell’onorevole Chiarelli. Adesso ho anche un ruolo politico in Fratelli d’Italia, per cui sto lavorando per riorganizzare il partito e renderlo più presente nella realtà cittadina. Voglio parlare del futuro, non del passato. Perciò ci stiamo organizzando con gli amici e gli alleati, oltre che aprendo alla società civile. Il nostro progetto non finisce il 22 settembre con le elezioni regionali, ma ripartirà, soprattutto a Martina, con lo scopo di costruire una prospettiva politica alternativa all’attuale Amministrazione comunale».    

Donato Pentassuglia, in considerazione anche di affermazioni pubbliche del sindaco in campagna elettorale tre anni fa, ha detto che dopo le regionali il Centrosinistra di Martina dovrà cominciare a preparare il “dopo Ancona”. Voi, invece, che cosa farete?

«Per quanto riguarda le altre forze di Centrodestra non posso rispondere. Ti parlo di me e dico che è arrivato il momento, per tutte le forze di centrodestra, di sedersi con tranquillità intorno a un tavolo, confrontarsi pacatamente e aprirsi alla società civile. Non sono per le esclusioni ma per le inclusioni. Naturalmente occorre capire gli errori fatti, e che facciamo tutti, per non ripeterli. Io sarò impegnato ad aggregare in Fratelli d’Italia. Quello che faranno gli altri lo vedremo».

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