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Direttore Pietro Andrea Annicelli

Donato Carrisi: la polemica dell'estate

di Redazione

17/08/2020 Società

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Donato Carrisi: la polemica dell'estate

 

     «Questa è la storia che io non avrei mai voluto raccontare in realtà, e ho fatto di tutto per non raccontare, però in qualche modo va raccontata».

     COSÌ PARLÒ DONATO CARRISI in una conferenza stampa il 4 agosto all’esterno del Cinema Teatro Verdi innescando la polemica dell’estate martinese. Ecco il testo integrale e letterale del suo intervento, con minime modifiche di trasposizione dal linguaggio parlato a quello scritto.    

     «Siamo al Verdi per un motivo. Giulio Dilonardo mi ha chiesto di essere in qualche modo il padrino di una rassegna cinematografica qui al Verdi: perché il Verdi si è rinnovato, perché il Verdi è un punto di riferimento ormai all’interno del contesto culturale non soltanto della città ma dovrebbe esserlo della regione. Io ho accolto molto favorevolmente questo invito, tant’è che stavo anche per estenderlo a Toni Servillo. Volevamo fare una serata speciale qui a Martina partendo dal Verdi. Un po’ di tempo dopo Giulio, che stava cercando di portare questa rassegna cinematografica al di fuori dal teatro - doveva essere collegata al teatro ma doveva essere al di fuori - mi ha chiamato dicendomi: guarda che non possiamo più farla questa cosa fuori dal teatro perché, quando ho chiesto al Comune di darci una mano - gli spazi, non so in che termini - ho parlato con dei rappresentanti dell’Amministrazione che hanno detto che volevano avere voce in capitolo sulla programmazione. E mi sono stupito. In che senso? Vogliono aggiungere dei film? Vogliono creare un dibattito intorno a particolari pellicole? No: è stato posto il veto sulla tua presenza. Il veto è stato posto da Gianfranco Palmisano e Valeria Semeraro: con una certa spavalderia, devo dire. In che senso il veto? Eh, perché tu sei molto critico nei confronti dell’Amministrazione e allora loro non ti vogliono».

     Carrisi ha proseguito: «La rassegna si è fatta, come vedete: non c’è il logo del Comune sui manifesti. Io ho sentito il dovere d’informare gli amici dell’Amministrazione perché, nonostante sia molto critico nei confronti dell’Amministrazione, come alcuni di voi già sanno, conservo intatta la stima nei confronti di molti di loro: alcuni non li conosco. Ho informato di tutto questo Tonino Scialpi che si è detto all’oscuro e non ho motivo per non credergli: gli credo ciecamente. Ho informato anche Pasquale Lasorsa che era anche lui abbastanza stupito. Ho ricevuto una telefonata da Gianfranco Palmisano, che non so come si sia procurato il mio numero. All’inizio diceva: è tutto un equivoco, è tutto un equivoco. Poi ha ammesso, asserendo però che, quando ha parlato con Giulio, il suo veto era una riflessione ironica, in realtà. È stato frainteso: voleva essere ironico».

     Infine: «In tutti questi giorni non è accaduto nulla: non c’è stata alcuna reazione. Io mi aspettavo un moto d’orgoglio in qualche modo: non sono solito convocare conferenze stampa per attaccare qualcuno. Però questo è quello che è accaduto e personalmente vi dico che non mi era mai successo, mai, in tanti anni. Sono stato in giro per il mondo: non mi hanno mai censurato, mai, in nessun posto. È agghiacciante che avvenga qui, a casa mia. Però da casa mia non mi manda via nessuno: questo sia chiaro. Io credo che questa situazione debba essere portata a conoscenza dell’opinione pubblica: molto semplicemente, senza creare polemiche, ma con l’augurio che tutto questo possa servire a una riflessione, perlomeno a una riflessione. A una presa di coscienza. E anche per prendere dei provvedimenti, chiari, perché questa è una questione culturale: una questione culturale molto forte».

 

     COSÌ PARLÒ GIANFRANCO PALMISANO, assessore, tra l’altro, al Turismo e allo Spettacolo, nel comunicato stampa diffuso il giorno dopo e che riproduciamo integralmente.

     «Come noto il Comune di Martina Franca ha indetto avviso pubblico per la realizzazione del cartellone estivo Martina, vento d’estate 2020. Con nota prot. n. 30944 del 23 giugno 2020, l’Immobiliare Cinema sas di Giulio Dilonardo ha proposto la realizzazione del Moviement, l’estate di cinema 2020 con richiesta di svolgere il cinema all’aperto (a pagamento con alcuni ingressi liberi per categorie disagiate), all’interno dello spazio dell’Ateneo Bruni per trenta serate. Con nota prot. n. 32797 dell’1/7/20, gli uffici comunali hanno comunicato a Dilonardo che: “La richiesta di utilizzo dell’atrio Ateneo Bruni per 30 giorni consecutivi non può essere accolta. Si propone l’utilizzo dell’Arena di Villa Carmine fermo restando che, come da avviso pubblico, non sono disponibili ulteriori benefici economici diretti e/o indiretti. (...) Pertanto ogni attrezzatura tecnica necessaria è da ritenersi a carico del proponente”. Il non accoglimento della richiesta da parte del Comune è stato dettato dal fatto che, nello stesso posto in diverse date, sono state proposte altre manifestazioni. Inoltre, con la stessa missiva, il Comune di Martina Franca ha sollecitato integrazioni alla richiesta effettuata».

     La nota prosegue: «A tale comunicazione Dilonardo ha risposto rinunciando all’utilizzo dell’Arena di Villa Carmine per problemi tecnici (prot. n. 33012 del 3/7/2020) e, con nota prot. n. 34389 del 9/7/2020, ha chiesto di valutare l’utilizzo dell’atrio di Palazzo Ducale inoltrando, successivamente (prot. n. 34552 del 10/7/2020), autorizzazione all’utilizzo concessa per lo spazio di competenza dell’altro inquilino del Palazzo Ducale. Nei giorni successivi, il Comune di Martina ha abbozzato lettera di intenti utile a Dilonardo per richiedere altri finanziamenti e delibera di Giunta non resasi più necessaria in quanto, il 14/7/2020 (nota prot. n. 35656), è giunta da parte di Dilonardo, lettera di rinuncia all’organizzazione della manifestazione in quanto “i tempi di allestimento dell’area e i conseguenti costi non consentono verosimilmente di avviare le attività (…) con la conseguenza di non coprire i costi di allestimento a nostro esclusivo carico”. Queste “sono le ragioni che rendono insostenibile il progetto”, viene dichiarato nella stessa missiva da Dilonardo. Nella stessa nota è stata comunicata la volontà di realizzare la stessa rassegna in spazio privato. Il cinema all’aperto nell’Atrio di Palazzo Ducale non si è dunque organizzato per la mancata accettazione da parte di Dilonardo delle condizioni proposte dall’Ente.

     Segue, nella nota, una dichiarazione dell’assessore Gianfranco Palmisano. «Questi i fattiDalla corrispondenza agli atti è facile evincere come l’Amministrazione non abbia ostacolato la realizzazione della rassegna che Carrisi cita nella conferenza stampa, anzi abbia collaborato con Dilonardo a trovare le soluzioni necessarie affinché la stessa si realizzasse. Pubblicamente il concittadino Carrisi ha dichiarato di essere stato indicato quale “padrino della rassegna” ma ciò non è possibile evincerlo dagli atti. Detto ciò, risulta irrealistico che io, o il capo di Gabinetto Valeria Semeraro che, tra l’altro, non ha potere decisionale o di firma, avremmo mai potuto porre “il veto”, come dichiarato. 

     L’assessore prosegue: «Nello stesso incontro con i giornalisti Carrisi sottolinea che sul nuovo cartellone del Cinema Verdi di Dilonardo è assente il logo del Comune. È facile verificare come all’Ente non sia giunta alcuna richiesta di concessione di patrocinio ma solo una informativa riportante la volontà di quest’ultimo di realizzare una rassegna all’interno del proprio teatro. Anche in questa comunicazione, di Carrisi, non c’è nessuna traccia. L’illustre scrittore ha, inoltre, dichiarato alla stampa: “Io non so come siano andati i fatti”. Eppure questo non lo ha fermato dal rivolgere accuse basate, probabilmente (riferisce che “Giulio mi ha informato di questo veto”), su una conversazione avuta con Dilonardo. Riteniamo che Carrisi sia stato informato male e che abbia condotto una conferenza stampa senza avere contezza degli atti amministrativi. Spiace che uno scrittore dal calibro internazionale come Carrisi abbia rilasciato delle dichiarazioni estemporanee che stanno comportando nell’opinione pubblica una falsata opinione del nostro operato».   

     Infine: «Questa Amministrazione non ha mai ostacolato la cultura e il libero pensiero e lo stesso Carrisi lo ha dichiarato quando ha lamentato che noi abbiamo la “tendenza sbagliata a voler accontentare tutti”. Carrisi, a casa sua, è il benvenuto come lo sono tutti coloro i quali operano nel settore e che, negli anni, abbiamo sostenuto, basti pensare ai contributi elargiti (52.000 euro solo quest’anno) per la stagione teatrale, alle tante iniziative culturali messe in campo dall’Assessorato alla Cultura, ai 172.000 euro destinati alla sistemazione dell’Auditorium Cappelli per dare spazio alle associazioni teatrali che, oggi, pagano ingenti somme per l’affitto delle strutture private. Abbiamo sempre lavorato nella massima trasparenza. Gli spazi pubblici sono a disposizione di tutti gli artisti della città, Carrisi compreso. Anzi approfitto per informare che sono disponibili, fino alla fine di agosto nell’Atrio dell’Ateneo Bruni, alcune date libere che, magari, lo stesso Carrisi, potrebbe utilizzare per alimentare il dibattito culturale cittadino”.

     Non c’è stata replica di Carrisi, né di Dilonardo.

 

     CHI HA RAGIONE? La mancata replica agli atti pubblici a cui si riferisce l’assessore Palmisano ne avalla implicitamente la lettura burocratica. Carrisi, d’altro canto, ha dichiaratamente fatto una conferenza stampa fondata su affermazioni di Dilonardo che, a rigor di logica, avrebbe dovuto essere presente, come non ha mancato di far notare qualcuno dei giornalisti (Cronache Martinesi non c’era: Massimiliano Martucci, direttore di ValledItrianews.it, incaricato da Carrisi di convocare i media, ha detto di non avere il numero di telefono di Pietro Andrea Annicelli). Il risultato è stata un’accusa, abbastanza grave, fondata su una (presunta) affermazione di Dilonardo: un po’ poco. Idem per la richiesta di dimissioni all’assessore Palmisano arrivate pure, via Facebook, da tifosi di Carrisi variamente collocati, politicamente, in opposizione all’Amministrazione comunale, quindi indignati coerentemente con le loro convinzioni politiche.  

     Cronache Martinesi ha ricostruito la vicenda parlando con diverse persone coinvolte o comunque variamente interessate. Non Carrisi: quello che aveva da dire l’ha detto. Neanche, ma non per nostra scelta, Giulio Dilonardo. L’abbiamo chiamato per tre giorni consecutivi senza ricevere risposta: non ci sarebbe piaciuto passare per stalker.

     La ricostruzione di Palmisano attraverso gli atti pubblici esclude, fino a prova contraria, responsabilità dell’Amministrazione comunale in un rapporto di causa ed effetto tra la presenza di Carrisi e il mancato svolgimento della rassegna cinematografica all’aperto. Va sgombrato subito il campo dall’ipotesi o dall’idea che l’Amministrazione comunale sia contro lo sceneggiatore, scrittore di romanzi thriller e regista: proprio l’assessore Scialpi, alcune settimane fa, suggerì Carrisi a Dilonardo per fargli inaugurare il Verdi ristrutturato e restaurato. Dilonardo scelse Rocco Papaleo.

     L’Amministrazione Ancona, anche durante il precedente mandato, ha costantemente sostenuto la presenza e l’attività di Carrisi: dall’acquisto di suoi libri, riferitoci da alcuni amministratori, quando ancora la normativa lo permetteva (non è stato fatto per Martina barocca e rococò di Piero Marinò, volume ben più significativo per la realtà cittadina di romanzi thriller il cui unico collegamento è la provenienza dell’autore), alla presentazione dei suoi lavori, al coinvolgimento in iniziative pubbliche. La censura, atto gravissimo se realmente attuato, non si verifica perché un assessore o una dirigente comunale dicono a un impresario di spettacolo che un autore non gli piace: avviene escludendolo con manifesta e pubblica ostilità per ragioni politiche o di altro genere. Non ci sembra questo il caso. Né, ammesso e non concesso che si voglia danneggiare Carrisi, ci sarebbe la più lontana possibilità di riuscire a escluderlo dalla vita pubblica della sua città («casa mia»). Oltre alla sua notorietà, alla sua influenza e alla sua appartenenza familiare relativamente preminente, anche il sostegno politico che riceve e che comunque riceverebbe costituirebbe una deterrenza pressoché insormontabile a un amministratore pubblico che volesse nuocergli in maniera così grave: verosimilmente sarebbe contrastato, prima di tutto, all’interno della stessa Amministrazione comunale. Il vittimismo di Carrisi non trova quindi riscontri oggettivi. Anzi, stando a quanto ci ha riferito una persona abbastanza vicina a lui, l’assessore Palmisano si sarebbe personalmente impegnato in favore della rassegna proposta da Dilonardo ritenendola un avvenimento significativo.

     Meritano attenzione le date della vicenda. Lo scambio di battute in Comune riferito da Dilonardo a Carrisi si verifica all’incirca all’inizio di luglio. Non sappiamo quando i due si siano parlati, ma certamente non il 3 agosto. Un autore che subisca una censura da un’amministrazione comunale e che ritenga di denunciarla all’opinione pubblica dovrebbe farlo subito. Ma prima del 4 agosto c’è stata la quarantaseiesima edizione del Festival della Valle d’Itria: c’è da dubitare che Franco Punzi, presidente dell’evento, avrebbe fatto salti di gioia se il nipote Donato Carrisi avesse rubato visibilità mediatica alla manifestazione. Soprattutto con argomentazioni così discutibili.

    

     IN DEFINITIVA, hanno parlato a vanvera coloro che, con la facilità di sproloquio che permette Facebook, hanno evocato Carrisi strumentalmente contro l’Amministrazione comunale strillando addirittura al regime. Una ricostruzione plausibile dell’accaduto, invece, potrebbe essere: Dilonardo chiede un contributo al Comune per la rassegna: ci sono i costi della ristrutturazione del Verdi dai quali rientrare e, ha ragione Carrisi che l’ha detto nella conferenza stampa, questa importante struttura, nei limiti del possibile, deve essere sostenuta da tutti. Palmisano asserisce che non si può perché il bilancio piange. Dilonardo rilancia dicendo qualcosa come: provate a fare uno sforzo, vi porto pure Donato Carrisi. Palmisano e Valeria Semeraro replicano con una battuta. Più o meno: perché non ci porti qualcuno che non attacchi l’Amministrazione comunale?

     Tra i tre c’è consuetudine. Ad esempio, in passato il capo di Gabinetto del sindaco ha dato una mano a Dilonardo in questioni di natura burocratica. Nel chiacchiericcio informale, si sa, serio e faceto possono coincidere. Dilonardo, che aveva allertato Carrisi, si smarca scaricando su Palmisano e la Semeraro la mancata realizzazione della rassegna come gliel’aveva prospettata. A sua volta Carrisi, che magari ne aveva parlato con Servillo, convoca la conferenza stampa e si lamenta. Un fraintendimento? Forse. Ciò non toglie che, prima di parlare con tono così ultimativo, in termini di qualità della comunicazione egli avrebbe dovuto verificare le cosiddette pezze d’appoggio. Certo, l’abbia fatto apposta oppure no, si è preso il tempo necessario a non sovrapporsi al Festival della Valle d’Itria nell’attualità della cronaca.

     L’abbiamo detta giusta? Dalle informazioni prese, probabilmente, come minimo, ci siamo andati vicino. Gli atti pubblici che l’assessore Palmisano ha menzionato, senza che Dilonardo replicasse, gli danno ragione. La verità del chiacchiericcio, invece, la sanno in tre e non c’è Carrisi: la Semeraro, Dilonardo e Palmisano.

     Tutti si sono invece accorti del passaggio a vuoto, per un autore internazionale così esperto e conosciuto, nel denunciare una ritorsione così grave senza inequivocabili dati di fatto. Non resta che una conclusione ironica: per davvero. Se la storia resterà tutta qui, la legge del contrappasso può suggerire una riscoperta classica per la sceneggiatura del prossimo film di Carrisi. La favola di Esopo dove il pastorello grida: «Al lupo! Al lupo!».

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Pietro Andrea Annicelli