La democrazia solidale e razionale
di Valerio Annicelli
20/11/2020 Le curve del Covid
La scienza, quella razionale e organizzata, aspira alla perfezione e vi si discosta tanto più quanto maggiormente la conoscenza risulta essere imperfetta e incompleta. Abbiamo parlato di criteri, di algoritmi, di regole derivanti da questo, ma bisogna anche dire che sono il frutto di considerazioni di cui spesso si dimenticano le condizioni al contorno. Per questo proviamo a opinare il tentativo di tutelare la salute pubblica bilanciato dall’interesse economico e sociale del Paese solo con pregiudizi o convinzioni che poco hanno a che fare con la razionale e reale conoscenza di questi argomenti, ergendoci a giudici sommari di chi rappresenta la democrazia e dimenticando che alla base della stessa ci deve essere una giustizia oggettiva basata su criteri razionali avulsi da interessi di parte.
Che si condivida o meno quello che sta avvenendo oggi, si tratta d’un compromesso tra il diritto alla salute (e in alcuni casi alla vita), il diritto allo studio, il diritto al lavoro (e al reddito), e soprattutto il diritto alla libertà. Oggi osserviamo una salita controllata di quei parametri che a marzo sono schizzati senza controllo, ma purtroppo ci avviciniamo in maniera preoccuopante allo stesso risultato cercando di bilanciare il miglior compromesso. Ma che sia chiaro: nessuno ha la sfera di cristallo o, meglio, le incognite sono ancora troppe rispetto alle variabili.
Purtroppo questo, come una gran parte degli esercizi della democrazia, viene interpretato dai più con anarchia legittimata dalla distorsione del concetto sbagliato di libertà che spesso abbiamo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. La colpa viene attribuita al governo, all’opposizione, alle forze dell’ordine e a tutte le istituzioni in genere, che in democrazia dimentichiamo essere espressione del popolo, cioè di tutti.
Fatta questa doverosa premessa non dobbiamo meravigliarci che in democrazia non si ottengano oggi i risultati che in altri contesti orientali hanno determinato un controllo epidemico molto più efficiente con altrettanti risvolti positivi per l’economia. Siamo in una guerra di civiltà determinata da un patogeno che sta dando ragione a chi la democrazia non l’ha mai avuta, non certamente come la conosciamo noi. Ma allora bisogna chiedersi se la democrazia è ancora un valore da ricercare oppure se è diventata un limite.
Andiamo oltre. La democrazia, quella vera, dovrebbe dare regole certe e rispettate da tutti (non solo durante la pandemia) coerentemente con un concetto che a me insegnavano fin dalla scuola elementare e che sintetizza il concetto di libertà che è alla base di una democrazia che funzioni con una sola affermazione: la mia libertà finisce dove inizia quella degli altri. Il risultato delle regole imposte nella gestione dell’epidemia non dipende solo da chi le decide, ma soprattutto da chi le applica. Abbiamo delle regole precise, semplici e di buon senso per la gestione dell’emergenza. Alcune di queste per darci libertà sono demandate solo al buon senso. Il che non significa che non valgano, ma semplicemente che, se abbiamo la possibilità di scegliere se applicarle o meno, non dovremmo avere dubbi a comprendere quale sia la scelta giusta da fare. L’evoluzione delle curve di contagio non ci aiuta a comprendere tutto questo perché è la fotografia del risultato di comportamenti individuali della collettività avvenuti molto tempo prima e di cui ci siamo dimenticati. La prevenzione non fornisce risultati tangibili nell’immediato, eppure tutti abbiamo fatto il lockdown e abbiamo riconosciuto che è servito a far rientrare l’emergenza. Purtroppo però ci ricordiamo solo quanto ci è costato individualmente e non quanto è costato alla collettività.
Bisogna superare un pregiudizio culturale che ci vede convinti che la democrazia ci consenta di avere una serie di libertà individuali da difendere a tutti i costi. Prima della nostra libertà deve necessariamente esserci quella della collettività. Non è né un concetto di destra né di sinistra, ma un concetto assoluto di democrazia. A proposito di concetti di demos non gestiti da krátos, mi ha fatto molto riflettere quanto accade in questi giorni in una comunità sempre criticata per il mancato rispetto delle regole, ma che ha ben chiaro cosa significhi la solidarietà sopperendo là dove le istituzioni non arrivano. Sto parlando di Napoli, dove la collettività spontaneamente ha pensato al tampone sospeso, ovvero la donazione della possibilità, a chi non può permetterselo, di sottoporsi alla verifica del tampone grazie al dono da parte di un abbiente che non lo conosce e che mai lo incontrerà. Se unissimo la solidarietà esemplare di questa comunità all’attitudine di altre comunità (solitamente più vicine culturalmente a quelle al di là delle Alpi) nel rigore e rispetto delle regole, avremmo certamente una democrazia migliore e più giusta. Magari non perfetta. Ma in fondo, come affermava Stephen Hawking, l’universo esiste perché è imperfetto e non pretendiamo che lo sia certo la democrazia.
L’unità è sempre stata la chiave del successo. Ma in un popolo di individualisti come il nostro è necessaria prima un’evoluzione culturale.
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Pietro Andrea Annicelli