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Agostino Quero: «L'uomo che molesta e la donna che si concede sono facce della stessa medaglia»

di Redazione

13/03/2019 Società

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Agostino Quero: «L'uomo che molesta e la donna che si concede sono facce della stessa medaglia»

 

L'8 marzo di un anno fa, con Rossella Brescia, avevamo iniziato una serie d'interviste a donne e uomini di Martina Franca dalla significativa immagine pubblica sulle problematiche e gli aspetti della violenza alle donne. Per una serie di ragioni avevamo interrotto quel percorso. Lo riprendiamo oggi con un'intervista al giornalista Agostino Quero, direttore del web giornale Noi Notizie. Lo proseguiremo sabato 16 marzo con Roberta Leporati, dirigente scolastico dell'istituto comprensivo Chiarelli.

 

Ha l'abitudine di parlare chiaro, Agostino Quero. E non si sottrae dall'essere il primo uomo interpellato da Cronache Martinesi in questo percorso di crescita sul rapporto tra identità maschili e femminili che prende spunto dalla presa di coscienza scaturita dallo scandalo Weinstein e dal movimento Me too. 

Per Rossella Brescia le donne e gli uomini devono unire le forze contro quel genere di uomini che mortificano le donne, e certi comportamenti mortificano sia gli uni che le altre. Come commenti e cosa ne pensi?
«Secondo me, certi comportamenti sono mortificanti solo per gli uomini. Le donne li subiscono e non hanno nulla di cui debbano mortificarsi. Detto questo, mi sembra perfino superfluo rimarcare la necessità d'un fronte comune fra uomini e donne, per quanto naturale e ovvia dovrebbe essere questa cosa».

Lory Del Santo, a Peter Gomez che le ha chiesto se fosse giusto o sbagliato concedersi sessualmente per fare carriera, ha testualmente risposto: "Non trovo che ci sia niente di sbagliato se effettivamente porta a qualcosa". Lo ritieni un punto di vista legittimo e condivisibile?
«Ritengo vomitevole che un uomo debba fruire di favori sessuali sfruttando un potere per agevolare la carriera di una donna. Che una donna si avvalga di simili possibilità per fare carriera, mi sembra l'altra faccia della stessa medaglia».

Nella tua esperienza di lavoro sei venuto a conoscenza di situazioni del genere?
«No».

Ma se fosse avvenuto, come avresti reagito?
«Non mi sono mai posto questa domanda. Mi piace pensare che il lavoro sia una questione di lavoro. E solo quella».

In passato sei stato a lungo fidanzato e hai avuto delle relazioni importanti. Sei inoltre maggiore e minore di sorelle, per cui l'abitudine alla presenza femminile è stata una costante nella tua vita familiare. Come ti poni, abitualmente, nei confronti delle donne?
«Una riflessione generale sull'importanza della presenza delle donne nelle vite degli uomini, e viceversa, sarebbe semplicemente scontata. Quindi, un'ovvietà. Le donne della mia famiglia hanno dei problemi diversi l'una dall'altra: cerco di essere presente nella vita di tutte loro e, dove posso, di essere d’aiuto. Le amiche sono riferimenti per la mia vita e le colleghe anche. Sul piano sentimentale, c’è da lavorare».

Qual è, se c'è, il tuo stile di corteggiamento?
«Non credo di averne uno. Ritengo piuttosto che le cose accadano, oppure no, a prescindere da tutto».

Al contrario, che cosa dovrebbe fare una donna per, usiamo questa espressione, conquistarti?
«Vale lo stesso discorso: le cose accadono oppure no. Non ci sono delle strategie o dei passaggi definiti in partenza».

Pensi che nelle nuove generazioni il rapporto tra uomini e donne sia più facile oppure, anche come conseguenza del più continuo rapporto con altre culture del mondo, temi il ritorno anche pubblico a forme di distanza tra i due sessi?
«Credo che in fondo le cose accadano negli stessi modi e con le stesse emozioni. Magari siamo peggiorati noi diventando adulti e poi più grandi, eventualmente avvalendoci di strumenti tecnologici che danno facilità di approccio, superficialità e anche rischi. E troppo spesso dimenticando che il nostro organo emotivo non è né il telefono, né il nostro organo sessuale».

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